giovedì 6 giugno 2024
L'appello del presidente della Comece per il voto dell'8 e 9 giugno: scegliete chi vuole un continente migliore
Crociata (vescovi europei): «Andare a votare per costruire la democrazia»
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Un appello non solo a recarsi alle urne. Ma anche a votare coerentemente. È quello rivolto nei giorni scorsi da monsignor Mariano Crociata, vescovo di Latina-Sezze-Priverno e presidente della Comece, l’organismo che raccoglie i vescovi rappresentanti delle Conferenze episcopali dei Paesi dell’Unione. «Voglio incoraggiare ancora una volta tutti i cittadini europei, soprattutto i cattolici, a votare alle prossime elezioni europee e a farlo in modo responsabile, scegliendo candidati e partiti che continuino a costruire un’Europa migliore», scrive infatti il presule. Che poi, parlando con Avvenire aggiunge: «In prossimità delle elezioni di domenica si vuole ribadire l’urgenza e la serietà di partecipare al voto. In mezzo a tanti messaggi contraddittori è bene focalizzare l’attenzione su ciò che veramente conta.

L’appello è fatto anche in conseguenza di segnali di disaffezione preoccupante di cui eventualmente la Comece è a conoscenza?

No, l’iniziativa prescinde dalle previsioni di voto. Sebbene seguiamo sempre con molto interesse i dati su possibili percentuali di astensione. C’è una preoccupazione che viene da più lontano e guarda a una questione di fondo: la democrazia ha bisogno di partecipazione. Questo è il messaggio che deve essere trasmesso con pacatezza e con serietà a quanti immaginano che “tanto, la democrazia va avanti comunque”. Molti osservatori, invece, fanno notare sia per la crescita dei regimi autoritari, sia l’indebolimento interno delle democrazie soprattutto occidentali È una questione seria decisiva per il nostro futuro. La democrazia vive di partecipazione. Tutti i motivi di scontento, di disaffezione non devono portare a un allontanamento e a una perdita della partecipazione. Perché questo è, anzi, un modo per fare crescere le cause dello scontento. Partecipare è dare un contributo a far andare meglio le cose.

Nell’appello lei fa riferimento un’Ue «di valori condivisi e genuini, pace, giustizia, diritti umani, solidarietà e cura del creato». Giovanni Paolo II ammoniva che una democrazia senza valori può risolversi nel suo contrario. Anche questo è un incentivo al voto?

Effettivamente la partecipazione al voto non è un guscio vuoto o un fatto meccanico. Si tratta anche di valutare attentamente quale parte si sceglie e se i valori in cui crediamo sono portati avanti. A cominciare da quello che si lega più da vicino alla partecipazione, cioè la libertà e la solidarietà. Vorrei ricordare che c’è una continuità molto stretta tra i valori della nostra Costituzione e quelli alla base dei Trattati, che sono dichiarati nella Carta dei Diritti dell’Ue. Così che quando diciamo Europa, diciamo questi valori. In sostanza auspichiamo un voto che esprima una visione, un desiderio e un progetto di unione di nazioni e di popoli.

Spesso però questi valori non si trovano tutti in uno stesso partito o schieramento. Per un cristiano, come scegliere tra chi ha più a cuore vita e famiglie e chi invece sottolinea di più le istanze sociali?

Nel momento attuale, dal momento che sembrano non esserci forze politiche che, come tali, abbiano la capacità di tenere insieme le due cose, credo che una considerazione attenta può essere fatta riguardo alle persone. Specie quelle che, al di là dell’appartenenza alluno o all’altro degli schieramenti politici, sono più capaci di comporre insieme i diversi aspetti: difesa della vita e dimensione sociale del bene comune. Non ce n’è uno che deve prevalere sull’altro o schiacciarlo. Questo è ormai acquisito. Ciò che bisogna fare è puntare sulle persone che noi riconosciamo avere una maggiore sensibilità per comporre le due dimensioni e le due esigenze.

A chi è rivolto l’appello ad andare a votare? Ai giovani soprattutto?

Certo, anche a loro. Ma diverse indagini confermano che ad oggi la fascia che sta sotto i 35 anni di votanti è quella percentualmente più propensa ad andare a votare. Mentre le astensioni si concentrano nella fasce di età più alte. Naturalmente i giovani hanno bisogno di essere incoraggiati, aiutati, motivati perché tante volte noi adulti non diciamo né una parola né diamo un esempio adeguato verso una partecipazione attiva, responsabile, costruttiva nella ricerca del bene comune. Dobbiamo però incoraggiare i giovani a prendersi fin d’ora quelle responsabilità che permettono a una comunità civile di andare avanti.

In conclusione: un amico le dice che non vuole andare a votare o è indeciso. Come lo incoraggia?

Gli direi: vai a votare perché la pace del mondo e un’Unione Europea più giusta dipendono anche dal tuo voto.

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