Se il gioco d’azzardo nuoce gravemente alla salute delle famiglie italiane, allora basta pubblicità. Il segretario della Cei Nunzio Galantino non usa mezzi termini per stigmatizzare l’invadenza del mercato della scommessa. Anche perché la faccia oscura della medaglia convive e si alimenta del mercato legale: lo dimostra lo studio del sociologo Maurizio Fiasco che per la prima volta evidenzia come nei comuni ad alto tasso di criminalità la metà del volume di gioco delle slot machine è illegale. L’ennesima smentita - dopo le sentenze della magistratura - alla tesi del "sommerso fatto emergere dal boom del gioco legale", come ripetono gli imprenditori dell’alea. E proprio l’alleanza tra Stato e concessionari sta alimentando una pericolosissima bolla finanziaria.Monsignor Galantino interviene all’assemblea annuale della Consulta nazionale delle fondazioni antiusura. «Bisogna dire basta alla pubblicità di tutti i giochi d’azzardo con vincita in denaro», dice il Segretario generale della Cei. Occorre alzare «il sipario su una piaga purulenta, che stritola famiglie, imprese, negozi, attività economiche, condannando alla disperazione». Galantino esprime «un plauso a tutti quei baristi, tabaccai e negozianti che hanno rifiutato le slot machine nei loro ambienti». E incoraggia le fondazioni, che oggi aiutano circa 8 mila famiglie "usurate": «Non abbiate paura a richiamare con forza le istituzioni a fare la loro parte» contro «uno dei nodi più perniciosi per i suoi effetti sulle famiglie e sul Paese», spingendo spesso verso «il dramma dell’usura».Il consulente delle fondazioni antiusura Maurizio Fiasco evidenzia un pericoloso circolo vizioso. Lo Stato chiede alle imprese, per concedere le concessioni, forti somme. In cambio chiede tasse risibili (lo 0,1% sul gioco online). I concessionari sono sovraesposti con banche e finanziarie. E adottano misure di finanza creativa emettendo obbligazioni e bond. Cioé nuovi debiti. Lo Stato deve alimentare la crescita dell’azzardo per mantenere in vita i suoi debitori. Ma a tutto c’è un limite fisico. «Le obbbligazioni potrebbero divenire carta straccia e il default finanziario inevitabile», avverte Fiasco: «L’Italia rischia che l’azzardo sia la nostra bolla finanziaria».Di sicuro c’è che il sommerso convive alla grande con l’emerso. Il sociologo esamina il settore slot machine, 420 mila apparecchi che nel 2013 hanno assorbito il 56% della spesa lorda. Un gioco che ha oscillazioni amplissime localmente, con una spesa procapite a Pavia di 2.433 euro e a Napoli di 482. Per capirne di più Fiasco confronta le giocate alle slot con quelle a Lotto e Superenalotto, «che non hanno praticamente alcuna possibilità di essere gestiti e condizionati "localmente" perché tutto il processo è gestito centralmente». La spesa procapite di Lotto e Superenalotto oscilla tra un massimo di 209 euro a Latina e un minimo di 94 a Potenza. Differenze contenute, nemmeno paragonabile alla forbice delle giocate alle slot. Come mai? Maurizio Fiasco corregge la classifica delle giocate alle slot con l’indice di presenza mafiosa per provincia, redatto dal ministero dell’Interno. Che vede purtroppo Napoli al 1° posto e Pavia al 67° su 103. La classifica delle scommesse alle macchinette, così riequilibrata, rivela che la percentuale di giocate in nero a Pavia è pari al 2,69% del totale, mentre a Napoli al 104,75%. «Il volume di quello che si gioca realmente a Napoli – spiega Fiasco – per oltre la metà avviene in forma illegale». Come appurato da numerose indagini, i sistemi di trasmissione all’ente di controllo delle somme giocate vengono staccati o manomessi. Le oscillazioni locali tra giocata minima e massima con le NewSlot/Videolottery così diventa simile a quelle delle estrazioni di Lotto/Superenalotto. Va dunque corretto anche il volume totale delle giocate ufficiali alle slot, nel 2012 pari a 41,7 miliardi. Fiasco calcola in altri 8,6 miliardi le dimensioni del "nero": «Più o meno la stessa cifra delle entrate erariali per tutti i giochi». Ma i controlli? «Gli agenti specializzati di Carabinieri, Polizia e Finanza non sarebbero più di 400». Per 420 mila macchinette "legali".