La Open Arms, la nave della Ong spagnola Proactiva, è arrivata questa mattina nel porto di Palma di Maiorca con a bordo Josefa, la donna di origine camerunese salvata il 17 luglio scorso nel Mediterraneo, ad ottanta miglia dalle coste libiche. Assieme lei anche le salme della donna e del bambino che, secondo la denuncia della Ong catalana, sono stati lasciati morire in mare dalla Guardia Costiera libica.
«La nave Open Arms, dopo quattro giorni di navigazione, entra finalmente nel porto sicuro di Palma di Mallorca», ha scritto su Twitter Oscar Camps. Il fondatore della Ong, a seguito del braccio di ferro con il ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, ha rifiutato lo sbarco in Italia.
«Ci dirigeremo verso la Spagna anche se l'Italia ci ha dato la disponibilità di un porto di sbarco a Catania. Ma rifiutiamo il porto
di sbarco italiano dopo le dichiarazioni del governo e per il fatto che non crediamo che in Italia ci sia un porto sicuro», aveva
dichiarato il direttore delle operazioni di bordo della Open Arms, Riccardo Gatti.
Giunta a Palma di Mallorca, Proactiva ha presentato una denuncia per omissione di soccorso al tribunale locale, dopo quanto avvenuto nei giorni scorsi davanti alla Libia. Secondo Annalisa Camilli, la giornalista di “Internazionale” che era a bordo della nave, la denuncia è stata presentata da Camps assieme al cestista Nba Marc Gasol, che ha scelto di passare le vacanze tra i volontari della nave. MA c'è di più perché, secondo il Diario de Mallorca, uno dei principali quotidiani dell'isola, Josefa intende denunciare la Libia e l'Italia per quanto è successo. «Josefa, che riceverà il trattamento da rifugiata - scrive il giornale - intende denunciare la Libia per aver abbandonato l'imbarcazione, tornandosene indietro, lasciando altri cadaveri, e l'Italia per il rifiuto a sbarcare i cadaveri nel porto di Catania».
Nel frattempo, dopo quella di Ragusa, anche la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo sulla vicenda dei migranti soccorsi sabato scorso tra Linosa e Lampedusa dalla nave "Monte Sperone" della Guardia di finanza assieme a due motovedette italiane. Secondo le testimonianze dei migranti poi sbarcati a Pozzallo, all'appello mancherebbero almeno quattro somali tra cui un bambino.
Il gip di Ragusa, che ha convalidato il fermo di 11 scafisti ha fatto cadere l'accusa di morte come conseguenza di altro reato: i migranti scomparsi si sarebbero infatti lanciati in mare volontariamente. Ma ora la Procura di Agrigento intende approfondire le circostanze in cui i quattro sarebbero annegati.