La raccolta di pomodori - Ansa
Quasi la metà dei lavoratori irregolari, più di un’azienda su due non a norma. È il quadro choc emerso dai controlli congiunti effettuati nel settore agricolo da Inps, carabinieri e Ispettorato del lavoro nelle province di Mantova, Modena, Latina, Caserta e Foggia, tutti territori ad alta densità di braccianti.
Il blitz a sorpresa, che rientra nel piano anti caporalato adottato dal Ministero del Lavoro dopo la tragedia di Satnam Singh, ha tracciato i contorni di un fenomeno che resta allarmante e diffuso, nonostante i gravi episodi emersi ultimamente dalle cronache. Lavoro nero e soprusi continuano a essere la vergognosa normalità in molte campagne italiane, anche se forse qualcosa sta timidamente cambiando: dopo la tragica fine del lavoratore indiano, scaricato davanti a casa sua a Latina con il braccio amputato, alcune aziende hanno infatti messo in regola i dipendenti che non lo erano.
Ma lo scenario resta nel complesso desolante. Sono state ispezionate nel complesso 109 aziende agricole: ben 62 presentavano irregolarità (56,9%), mentre su 505 lavoratori controllati, 236 sono risultati irregolari (46,7%). Tra questi anche 3 minorenni e 136 cittadini stranieri, che restano l’anello debole della filiera dello sfruttamento nei campi. Con le ispezioni sono stati scoperti 64 lavoratori impiegati completamente “in nero”, di cui 23 stranieri sprovvisti di regolare permesso di soggiorno.
«Sono dati impietosi e confermano alcune situazioni da Far West nelle aziende agricole che denunciamo da anni: bisogna intervenire a livello nazionale per affermare il lavoro dignitoso e la legalità di un made in Italy agroalimentare che sia pulito, equo, frutto di filiere tracciate e trasparenti» è il duro commento del segretario generale della Fai-Cisl nazionale, Onofrio Rota. «Dobbiamo partire da una concreta emersione dei tanti lavoratori immigrati che, pur lavorando da anni in Italia, si sono ritrovati in posizioni di irregolarità - aggiunge - ma anche agire con un cronoprogramma, come chiesto al governo, per fare cose con tempi certi».
All’esito dei controlli, spiega l’Inps, sono stati elevati 27 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale per un importo pari a 76.500 euro, di cui 17 per lavoro “in nero”, 7 per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e 3 per entrambe le ipotesi. Sono fioccate anche ammende e sanzioni amministrative per 475.932 euro. In tutto sono state denunciate 56 persone, di cui 3 per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, 46 per violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, 6 per violazione delle disposizioni di cui al Testo Unico sull’Immigrazione ed uno per furto di energia elettrica.
I controlli effettuati hanno evidenziato come però, in tutte le cinque province di riferimento, il decesso del cittadino indiano abbia lasciato un segno.
Alcuni imprenditori agricoli hanno infatti tentato di sanare diverse situazioni, assumendo 143 lavoratori (28% del totale di 505 lavoratori controllati) con contratti di lavoro stagionale a decorrere dalla fine di giugno con termine il 31 agosto 2024. In particolare a Latina, 73 lavoratori sui 130 controllati (56%) hanno avuto un contratto dopo la morte di Singh. Una tragedia che forse è servita a prevenirne altre.
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