La Geo Barents, di Medici senza frontiere, nel porto di Ravenna con 366 migranti a bordo - Fotogramma
Tengono il conto di chi chiede aiuto, si mettono in contatto con i familiari quando viene chiesto. Allertano le guardie costiere di riferimento e i Centri di coordinamento dei soccorsi. Di volta in volta chiamano la centrale operativa di Roma, di Malta, di Atene. Lanciano appelli sui social e chiedono aiuto anche ai mercantili e alle navi commerciali in zona. È il duro lavoro di chi ogni giorno, 24 ore su 24, sette giorni su sette, non ci sono festività che contano più della vita di chi ogni giorno si mette in navigazione per raggiungere le coste europee.
«Nel 2023 Alarm Phone ha lavorato su un totale di 2.236 casi di emergenza alle frontiere dell’Ue – scrive il numero di emergenza auto-organizzato per migranti in difficoltà nel Mar Mediterraneo – Non abbiamo mai ricevuto così tante chiamate dalle diverse regioni di confine, con una media di oltre 6 situazioni di pericolo al giorno. Anche nel 2024 continueremo a lottare per la libertà di movimento per tutti!».
Purtroppo molti allarmi cadono nel vuoto. Molto spesso non si hanno più notizie di piccole barche partite dalle spiagge del Nord Africa e in difficoltà durante la navigazione. Sono i naufragi “fantasma” che allarmano tutti, soprattutto le Ong che navigano nel Mediterraneo in lungo e in largo per mettere in sicurezza i migranti in difficoltà.
E quest’anno nel Mediterraneo centrale sono morte 2.271 persone, il 60% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (1.413), conferma Flavio di Giacomo, portavoce dell’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim).
«Ancora una volta ribadiamo che quella degli arrivi via mare non è un’emergenza numerica, ma umanitaria», sottolinea. Intanto, mentre è in navigazione verso Salerno, la nave Ong Open Arms con a bordo 58 persone soccorse a bordo di due barchini alla deriva, a Pozzallo sono stati fermati i presunti tre scafisti egiziani responsabili dello sbarco di 109 migranti del 31 dicembre scorso. Sarebbero salpati dalla Libia e, dopo alcuni giorni di ininterrotta navigazione a bordo di una imbarcazione non idonea, sono stati tratti in salvo dal pattugliatore della Guardia di Finanza a largo di Capo Passero.
Tra i 60 migranti a bordo della Open Arms che arriverà nelle prossime ore a Salerno ci sono anche 16 o 17 minori non accompagnati. Tre giorni di navigazione in più, sottolinea la Ong spagnola. E proprio su questi ultimi e sull’accoglienza organizzata per i minori soli sul territorio, ieri è giunto l’ennesimo allarme.
Circa 180 minori stranieri non accompagnati in condizioni “gravemente inadeguate e lesive della loro dignita’” erano accolti in una struttura di primissima accoglienza sita nel Comune di Rosolini, in Sicilia, alcuni da oltre tre mesi, denunciano alcune associazioni, tra cui Arci, Asgi, Cnca, Dci Italia e Intersos.
La denuncia è stata accolta dal Tribunale dei minorenni di Catania. Subito dopo la segnalazione da parte delle organizzazioni riguardo le condizioni gravemente inadeguate in cui si trovavano costretti a vivere tali minori, «il presidente del Tribunale per i Minorenni di Catania ha dimostrato grande prontezza e sensibilità nell’affrontare la questione, contattando immediatamente il Prefetto di Siracusa, al fine di valutare congiuntamente le condizioni di accoglienza e le criticità presenti». I minori sono stati quindi trasferiti nei centri di Augusta e Melilli.
Le associazioni così auspicano che «si ponga fine al più presto al collocamento di minorenni in strutture non conformi alle norme previste dalla legge in materia, in alcuni casi addirittura in condizioni di trattenimento, come avviene ad esempio nell’hotspot di Pozzallo/Cifali e nei centri di Crotone, Taranto e Restinco (Brindisi), ricordando le recenti decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo a tutela di minori non accompagnati trattenuti in alcuni di tali centri».