Il volto di Kata su un volantino distribuito dai familiari per trovarla - Fotogramma
C'è una sola certezza nella drammatica vicenda della piccola Kataleya, scomparsa 9 giorni fa a Firenze: di lei, 5 anni appena, non c'è alcuna traccia. Per sette ore domenica, dalle 8.30 alle 15.30, i carabinieri, con un vasto spiegamento di forze e mezzi che ha visto impegnati anche gli uomini del Ros e dei Gis, hanno setacciato a fondo l'ex hotel Astor, lo stabile occupato sgomberato sabato dove la bimba viveva con la famiglia insieme a diversi nuclei familiari. E ieri di nuovo: nuove ricerche, nuovi sopralluoghi, persino con gli autospurghi nei tubi delle fognature. Niente.
Con la domanda che forse per prima comincia a intravedere una risposta: Kata, in quel palazzo, potrebbe non esserci più. E con le altre, conseguenti: dov'è, allora, Kata? Chi l'ha presa? Dove l'ha portata? E soprattutto perché?
Le ispezioni e le scoperte nel palazzo sgomberato
Nel corso delle ricerche all'Astor è stata scoperta un'intercapedine con un accesso al giardino e in un cassonetto è stato trovato un cellulare sul quale saranno svolti approfondimenti. Sarebbe stato anche scovato un altro anfratto al piano superiore, vicino a uno dei terrazzi. Dettagli utili potrebbero arrivare dalla telecamera di un privato cittadino, individuata dai carabinieri, che copre l'ingresso di un'area adiacente al cortile dell'ex hotel. Secondo gli inquirenti se qualcuno si fosse allontanato da quell'area, scavalcando il muro di cinta del cortile dello stabile, la telecamera potrebbe averlo ripreso. I militari dei gruppi specializzati dell'Arma vanno alla ricerca di ogni possibile elemento riconducibile alla piccola, sul posto anche il pm Christine von Borries. Le ricerche hanno interessato, in particolare, la parte superiore del grande immobile, dove sono stati smontati i controsoffitti. Sono state impiegate sonde in fibra ottica, telecamere e droni per ispezionare il piano superiore e uno dei terrazzi al quale non si ha accesso con la scala. Le ispezioni si sono concentrare poi su tombini, anfratti, cunicoli, tubazioni, pozzetti, e un sottotetto, anche normalmente non accessibili. Controllato anche il vano delle fondamenta del palazzo. Qui gli investigatori avrebbero usato una fresa per entrare nelle fondamenta dell'edificio. Nulla sarebbe stato lasciato al caso. L'albergo nel tempo avrebbe subito diverse modifiche e presenta anche anfratti difficilmente raggiungibili. Sono 132, tra le quali 42 minori, le persone che vivevano dentro l'immobile censite nello sgombero.
ANSA
Il ruolo del padre
Intanto il padre di Kata si è presentato spontaneamente, di nuovo, proprio nell'ufficio dal pm Christine von Borries. Miguel Angel Romero Chicclo era accompagnato dai suoi legali, che lo hanno atteso all'esterno. L'uomo ha illustrato «nuovi, ulteriori elementi», hanno fatto sapere i suoi legali, che secondo lui potrebbero essere utili alle ricerche. Sempre gli avvocati della famiglia, Sharon Matteoni e Filippo Zanasi, hanno reso noto di aver ingaggiato come consulente il generale dei carabinieri in congedo Luciano Garofano, già comandante del Ris di Parma. E attraverso i loro legali mamma Katherine e papà Miguel, hanno rinnovato il loro appello: «Chi sa qualcosa parli. Anche il più piccolo indizio potrebbe essere utile alle indagini e nulla sarà trascurato. La priorità assoluta in questo momento è riportare a casa Kata».
Il padre di Kata era stato ascoltato per circa due ore nei giorni scorsi. L'uomo ha avuto modo di dire pubblicamente che «l'hanno rapita, è stato pianificato tutto», convinzione che ha ribadito agli inquirenti e che anche la madre della piccola ha sostenuto dall'inizio. Le ipotesi dei genitori su chi possa aver rapito la figlia si stagliano sul contesto di illegalità nell'ex hotel Astor, e sul racket degli affitti abusivi delle stanze. Forse Kata potrebbe essere una pedina di una vendetta o estorsione, forse i genitori in quel racket potrebbero essere stati in qualche modo coinvolti. Tutte possibilità che la procura sta esaminando alla ricerca di riscontri.
La comunità in preghiera
Davanti allo stabile intanto è stato organizzato un nuovo presidio della comunità peruviana per la piccola Kata: un gruppetto con palloncini bianchi a forma di cuore e cartelli che chiedono il ritrovamento della piccola, hanno intonato preghiere e invocato che la piccola torni a casa. Un invito alla preghiera per la bambina è arrivato dal cappellano della comunità latinoamericana, padre Juan Manuel Núñez Rubio mentre don Roberto Turco, parroco della vicina parrocchia del Preziosissimo Sangue ha annunciato una preghiera per il ritrovamento di Kata.