Sgominata un'organizzazione criminale specializzata nel trasferire in Somalia mezzi militari dismessi dell'esercito italiano. Non venivano rimosse le dotazioni belliche come la torretta per il fuciliere, le luci oscurate, le gomme adatte ai terreni impervi e la vernice speciale che li rende invisibili di notte. Il blitz dell'operazione denominata "broken tank", è scattato questa mattina all'alba tra Firenze, Pisa e Trapani con l'arresto di cinque persone, uno ai domiciliari, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di materiali di armamento.
Le indagini, dirette dal procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e dal sostituto Giuseppina Mione, hanno consentito agli investigatori della polizia stradale della Toscana di scoprire che i cinque - quattro somali e un italiano - dopo aver reperito i veicoli militari in tutta Italia, avvalendosi di una larga rete di complicità e connivenze offerta da autodemolitori, trasportatori, spedizionieri in Toscana, Emilia Romagna, Campania, Calabria e Sicilia, riuscivano a trasferire i veicoli in Somalia smontandoli e riverniciandoli per farli passare come pezzi di ricambio e aggirare la rigorosa normativa italiana che parifica i veicoli militari ai materiali di armamento, vietandone la cessione e l'esportazione senza apposite autorizzazioni ministeriali, e soprattutto violando l'embargo internazionale verso la Somalia. Belgio, Svezia ed Emirati Arabi come tappe intermedie del trasporto e luoghi di transazioni illecite di denaro, per i
pagamenti. Gli smontaggi dei veicoli militari in pezzi poi da imbarcare su container e navi con destinazione finale.
Mogadiscio avvenivano nella grande carrozzeria dell'italiano arrestato, a Santa Maria al Monte, in provincia di Pisa I pezzi venivano poi assemblati nel Paese del Corno d'Africa dove l'organizzazione era radicata. Gli indagati erano operativi in Toscana, Campania, Calabria, Emilia-Romagna e Sicilia. Anziché usare i porti italiani, si recavano in quello di Anversa, in Belgio, dove i veicoli militari venivano condotti via terra a bordo di tir, con il carico coperto da teloni. Le indagini proseguono e dovranno stabilire a chi erano destinati i carri armati. In Somalia agiscono infatti i terroristi di Al Shabaab, che aderiscono al Daesh e nelle intercettazioni gli imputati parlavano di attentati.