i ministri dell'Interno di 7 Paesi europei (Italia, Austria, Francia, Germania, Malta, Slovenia e Svizzera) e due africani (Libia e Tunisia) si sono riuniti lunedì a Roma per la prima riunione del Gruppo di contatto
sul Mediterraneo centrale. Al vertice hanno partecipato anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ed il premier libico Fayez al Serraj.
Una sfida importante ma ancora ricca di incognite, quella posta nella "dichiarazione d'intenti" sottoscritta dai partecipanti al termine dell'incontro. Primo fra tutti l'obiettivo di fermare il flusso migratorio che ogni giorno attraversa il Mediterraneo e contrastare i trafficanti di essere umani. A un mese dal patto siglato fra Roma e Tripoli, i Paesi europei cercano di unire le forze.
Il fenomeno dei flussi migratori, ha detto Paolo Gentiloni "non si esaurirà d'incanto dall'oggi al
domani". Serve invece "un lavoro di lungo periodo" e "l'Ue deve insieme farsi carico dell'impegno sia
dell'accoglienza di chi ha diritto sia del rimpatrio per chi non ha diritto".
Ad Aprile le prime motovedette italiane alla Libia. Parte il piano operativo per sostenere la Guardia costiera libica. "Entro la fine di aprile o i primi 15 giorni di maggio - ha spiegato il ministro dell'Interno Marco Minniti - verranno restituiti alla Libia i primi mezzi. Novanta marinai della Guardia costiera libica si sono addestrati a bordo della nave San Giorgio e ora sono all'ultimo step della loro formazione. Quando saranno pronti consegneremo le prime motovedette". Nel momento in cui le autorità libiche faranno il servizio di ricerca e soccorso nelle loro acque, ha sottolineato "riporteranno i migranti in campi di accoglienza fatti insieme alle organizzazioni umanitarie e nel pieno rispetto dei diritti umani: questo è incancellabile".
Il Gruppo di Contatto ha convenuto di "mobilitare ulteriormente le risorse" per favorire lo sviluppo dei Paesi africani e tagliare alla radice le cause dell'emigrazione, oltre che potenziare i rimpatri ed intensificare le campagne di informazione per far conoscere i rischi della migrazione irregolare.
L'Italia non è sola. "l'Italia è sottoposta a una fortissima pressione migratoria, con gli arrivi che quest'anno sono cresciuti del 50% rispetto allo scorso anno, ma Roma non è sola - ha dichiarato il commissario europeo all'Immigrazione, Dimitris Avramopoulos - La sfida non è europea o nordafricana, ma globale e condivisa". Ed anche l'Europa, ha proseguito, sta facendo la sua parte, stanziando 200 milioni di euro per la stabilizzazione del Mediterraneo centrale (di questi, 90 milioni alla Libia).
Ma di certo l'Italia si aspetta qualcosa di più da Bruxelles, a cominciare dai ricollocamenti (poco più di 4mila contro i 40mila previsti dal piano della Commissione. Intanto, a oltre un mese dall'accordo con la Libia, non si fermano i viaggi della disperazione. Domenica, in particolare, è stata una giornata difficile, con oltre 3.300 migranti soccorsi. Gli interventi, tutti coordinati dal Mrcc (Maritime rescue coordination centre) della Guardia Costiera a Roma, hanno avuto luogo a 20-25 miglia a nord di Sabratha, da dove le imbarcazioni -secondo le prime testimonianze dei profughi - sarebbero partite nel pomeriggio di sabato.