Giorgia Meloni con il premier albanese Edi Rama - Ansa
Il via libera è arrivato dopo un’ora e mezza di Consiglio dei ministri. Il disegno di legge per la ratifica del protocollo quinquennale tra Italia e Albania per la collaborazione in materia migratori dovrà ora essere sottoposto al vaglio delle Camere. «Mi auguro non ci sia un iter difficile in Parlamento per l’accordo, c’è una maggioranza solida» osserva il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, dicendosi convinto che, terminato il dibattito, «alla fine sarà approvato». Ma dalle opposizioni continuano ad arrivare perplessità e critiche: «Fare in Albania ciò che si dovrebbe fare in Italia non risolve nessun problema e costa immensamente di più - argomenta il dem Matteo Mauri -. È l’ennesima operazione propagandistica della premier Meloni, che prova a contrastare la concorrenza della Lega di Salvini sul tema dei migranti».
Migranti salvati in acque extra Ue. Sulla base dell’intesa siglata il 6 novembre a Palazzo Chigi dai due premier di Italia e Albania, Giorgia Meloni ed Edi Rama, in terra albanese verrebbero realizzate due strutture: nel porto di Shengjin e nell'area di Gjader, 20 chilometri nell'entroterra. Vi saranno ospitati, secondo Meloni, massimo 3mila migranti contemporameamente, ipotizzando una durata di 28 giorni delle procedure di esame delle domande d’asilo, per un totale annuo di 36mila migranti. Poi però il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha fatto sapere che «i migranti possono essere trattenuti oltre i 28 giorni anche in Albania, fino a 18 mesi». Di quali migranti si tratterebbe? Secondo l’accordo, nelle due strutture «possono essere condotte esclusivamente persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane all’esterno del mare territoriale della Repubblica o di altri Stati membri dell’Unione europea, anche a seguito di operazioni di soccorso».
Video-udienze con Roma. Secondo l’intesa, le aree concesse da Tirana a Roma verrebbero sottoposte esclusivamente alla giurisdizione italiana. La competenza a pronunciarsi sui ricorsi dei migranti sarà affiodata ai magistrati del tribunale di Roma. Da quanto si è appreso ieri, le udienze coi giudici si terrebbero in video conferenza. Pure i colloqui tra i migranti trattenuti in Albania e i loro difensori sarebbero in video collegamento, mentre lo scambio di documenti sarà realizzato tramite pec.
Il nodo dei costi. Gli oneri di gestione sono al 100% a carico dell'Italia, tenuta a costituire un fondo di garanzia (e a versare, come anticipo dei rimborsi per il primo anno, 16,5 milioni di euro all'Albania). I costi comprenderanno l’assistenza ospedaliera, l'acquisto di farmaci e vaccini, gli oneri per l'impiego di poliziotti (quelli albanesi vigileranno all’esterno delle due strutture), di carburanti, oltre a possibili oneri legali e per i risarcimenti. Secondo calcoli del quotidiano La Repubblica, potrebbe trattarsi di oltre 92 milioni di euro solo nel primo anno. Di diverso avviso il vicepremier Tajani, che parla di costi totali «inferiori, sotto i 200 milioni». Mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ritiene «positivo il coinvolgimento di Paesi extra Ue perché è un esperimento e ci fa piacere che l’Europa lo guardi con interesse». E la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola precisa: «Come ha detto la Commissione europea, non cade nella competenza europea, perché è un accordo tra un Paese membro e un Paese terzo».
ll negoziato Ue sul Patto. Proprio in chiave europea, è partita l’ennesima maratona negoziale sul Patto per le migrazioni, col processo negoziale a tre per arrivare a un testo unico di sintesi tra le posizioni di Commissione, Consiglio ed Eurocamera. Il 7 dicembre si parte col primo giro, ma potrebbe servire un ulteriore confronto fra i leader al Consiglio Europeo del 18. La commissaria Ue agli Affari Interni Ylva Johansson si dice «fiduciosa» in un accordo, poiché l'atmosfera è «serena», anche se i «co-legislatori» non sono ancora «sulla stessa linea».