L’instancabile lavoro dei soccorritori sull’isola, anche con le unità cinofile - Ansa
Quel cartello pubblicitario di un’agenzia assicurativa, proprio sul lungomare, proprio all’ingresso di Casamicciola, ora sembra una specie di beffa: «Vivo in sicurezza h24» c’è scritto. Invece c’è preoccupazione, parecchia, e monta. Come se Casamicciola fosse in attesa, fosse appesa, non soltanto per le quattro persone ancora disperse.
Potrebbe arrivare un’altra allerta meteo fra venerdì notte e domenica, portando con sé la sensazione che alle prime gocce di pioggia la gente avrà paura e terrà lo sguardo fisso sull’Epomeo. Tant’è che Prefettura e sindaci stanno pianificando un piano d’emergenza per la aree maggiormente a rischio e parte della popolazione potrebbe essere (temporaneamente) evacuata. Va da sé che la questione sia da mettere a punto – e in pratica – assai rapidamente, questione di ore: il Prefetto di Napoli, Claudio Palomba, ha fatto sapere che sarà cosa fatta fra oggi o al più domani, proprio per quel possibile peggioramento del cielo. Già deciso, al contrario, di tenere chiuse le scuole fino a sabato. A proposito: ci sono un paio di punti del monte Epomeo dove a occhio si capisce che il terreno non è saldissimo e potrebbe venir giù con una spallata. E ci sono diversi grossi massi che preoccupano, al punto che si ipotizza di portarli via con gli elicotteri.
E intanto ieri è stata la quarta giornata di ricerche dei quattro dispersi. A lungo si è pensato che almeno Valentina Castagna e Gianluca Monti, i genitori dei tre bambini (sei, undici e quindici anni) già trovati senza vita fossero stati più o meno individuati, ma ancora nulla, sebbene i Vigili del fuoco abbiano confermato che la zona dove cercarli (in via Celario, che qualcuno ha ribattezzato “la strada della morte”) è ristretta. Ma non è facile, né arrivare in alcuni punti, né scavare, i rischi restano alti e da non sottovalutare, dunque è necessario muoversi con cautela. Mentre anche ieri i sommozzatori hanno scandagliato il mare, senza escludere che qualcuno dei dispersi possa esserci stato trascinato stando in macchina. Così il bilancio, ieri sera, restava di otto morti, quattro dispersi, cinque feriti e gli sfollati, parole sempre del Prefetto, sono circa duecentottanta.
Il fango nel frattempo resta alto e denso, arriva ancora alle caviglie in più d’una strada a Casamicciola e continua, di tanto in tanto, a scendere qualche altro rigagnolo. Nella parte bassa della cittadina, quella sul mare, hanno ormai portato via le carcasse delle auto (molte) che erano state travolte dalla frana. Per farsi un’idea della potenza distruttrice, fino all’altro ieri praticamente sulla spiaggia c’era un’edicola che era stata in piazza, nel paese. A occhio, poi, sembrano essere iniziate anche le partenze di telecamere e giornalisti in giro, decisamente meno in giro. Con questi ultimi la gente è arrabbiata: «Ci avete dipinto come criminali – dicono quasi tutti –, abusivi, collusi con la camorra e nemmeno ancora abbiamo sepolto i nostri morti, anzi neppure ancora abbiamo trovato tutti le nostre persone scomparse. Invece noi siamo persone normali e a Casamicciola c’è povertà, chi si è riuscito a costruire una casa, lo ha fatto sempre con i risparmi d’una vita di lavoro, che qui neanche c’è più». E c’è un’altra sensazione che si muove in queste strade, specie tra la gente meno giovane. Sì, va bene l’abusivismo, va bene non aver fatto manutenzione ai costoni della montagna e agli alvei e tutto quanto si vuole, ma l’Epomeo sembra quasi avere una sorta di vita a sé o qualcosa del genere: «Sai – spiegava più di un anziano e diversi altri annuivano –, ce lo dicevano i nostri nonni, noi viviamo sul tufo, il monte via via gonfia la sua pancia, che a volte scoppia, lo ha sempre fatto, è successo tante volte» e ci mettono dentro anche i terremoti. A chiedere allora se quest’ultima tragedia fosse inevitabile, la risposta è che « non si può fermare la natura ». Magari è solo fatalismo. Magari solo una prima, vecchia spiegazione alla quale voler restare aggrappati, almeno in questi giorni…
Infine nuovamente i volontari, soprattutto i tanti, tantissimi ragazzini, che, senza scuola, non ci hanno pensato due volte a rimboccarsi le maniche, prendere la pala e andare infangarsi per dare una mano. Il sindaco di Lacco Ameno (uno dei comuni dell’isola d’Ischia), Giacomo Pascale, ha parlato di una «mobilitazione dal basso di studenti studentesse, una attaccamento all’isola che ricorda quello de nostri nonni».