Ansa
Concluso il rapido Consiglio dei ministri sul Documento di economia e finanza, Mara Carfagna prova a fissare l’unico obiettivo che le pare plausibile nell’attuale contesto, ovvero correre più velocemente possibile verso l’autonomia energetica dalla Russia. Con l’aiuto dell’Europa e di un vero e proprio "Energy deal", spiega la ministra forzista per il Sud e la Coesione territoriale. Con la consapevolezza, però, che ci saranno sacrifici, motivo per cui, se la guerra si protrarrà, non si potrà evitare una operazione-verità nei confronti del Paese.
Ministra, probabilmente si avvicinano scelte drastiche e anche più veloci di quanto si pensasse sulle forniture energetiche: l’Italia sarà pronta o pagherà un prezzo alto?
L’Italia si sta preparando per gestire questa sfida di portata storica. È stato chiaro a tutti fin dall’inizio dell’invasione russa che la dipendenza energetica da Mosca non era più sostenibile e che, a prescindere da un eventuale embargo, diventava indispensabile trovare fonti alternative di approvvigionamento. Abbiamo già aperto nuovi canali, ora puntiamo a un coordinamento continentale per mettere in sicurezza la nostra economia e quella dei Paesi maggiormente esposti sul fronte del gas. In Europa, puntiamo alla messa in comune dell’intero sistema di produzione di energia a prezzi definiti e a un’azione condivisa che sottragga tutto il Continente ai possibili ricatti russi. Nessuno deve poter dire all’Unione, né oggi né in futuro: se volete evitare una crisi energetica, voltatevi dall’altra parte quando i missili spianano intere città.
Immagina un Energy fund con debito pubblico europeo?
Immagino un Energy deal europeo, fatto di nuovi investimenti per accelerare la transizione ecologica e la produzione di energia da fonti rinnovabili.
In maggioranza c’è tensione su nuove misure per famiglie e imprese: la sua posizione? Serve uno scostamento?
La prima urgenza che vedo è avviare un immediato sforzo per l’autonomia energetica italiana, in collaborazione tra tutti i livelli istituzionali: le migliaia di progetti per l’energia solare bloccati dalla burocrazia vanno riattivati, i veti incrociati che fermano lo sviluppo dell’eolico vanno superati. Ogni giorno perso è una moneta in più nel salvadanaio con cui la Russia finanzia la guerra.
Serve un’operazione-verità nel Paese per l’avvicinarsi di una economia di guerra?
Servirà senza dubbio se la guerra si protrarrà nel tempo. E dovrà riguardare l’intero portato di questo conflitto: la necessità di una difesa europea, le spese militari, le politiche di risparmio energetico, le nuove relazioni con l’area mediterranea dove si sposteranno necessariamente le rotte dell’approvvigionamento di gas.
Il Pnrr va rivisto? E in che modo?
Il nostro Pnrr sotto il profilo energetico è stato lungimirante, visto che un terzo delle risorse sono state programmate in questa direzione. Ma la modifica non è un tabù, soprattutto se serve per far fronte all’aumento del prezzo delle materie prime che rende difficile la realizzazione di alcune opere nei tempi e con le modalità previste.
Gli obiettivi per il Mezzogiorno saranno salvaguardati o ora vanno maggiormente tutelati degli assett nazionali generali?
La prima ricognizione svolta dal dipartimento per la Coesione, completata qualche giorno fa, ci dice che la "quota Sud" del Pnrr al momento è rispettata e talvolta addirittura superata. Proseguiremo con il monitoraggio degli investimenti e con l’affiancamento di ogni amministrazione in difficoltà: il Sud mai come oggi è un grande bacino di speranza per lo sviluppo, la nostra potenziale piattaforma su un Mediterraneo che torna a essere cruciale per gli equilibri economici e geopolitici.
Fi è compatta sulla linea del governo sulla crisi ucraina? Il partito si sente toccato dall’appello di Draghi a evitare ogni rapporto ambiguo con Mosca?
L’appello di Draghi non solo non ci tocca, ma lo facciamo nostro: ogni ambiguità nei rapporti con Mosca è inammissibile. Forza Italia nasce come forza europeista saldamente ancorata all’alleanza atlantica, questa collocazione è il nostro stesso Dna, la nostra base fondativa.
Sulla guerra centrodestra e centrosinistra si stanno mostrando coalizioni fragili, anche in vista di amministrative dove l’unità non è per nulla scontata: il proporzionale può segnare una tregua da alleanze forzose?
Sia le coalizioni sia i singoli partiti devono misurarsi con una autentica svolta della storia: c’è chi è più attrezzato a farlo e chi fatica a modificare precedenti posizioni. Non so se il proporzionale aiuterebbe, so che è una partita spesso evocata ma mai aperta davvero e mi sembra piuttosto inutile parlare di un match che al momento nessuno gioca.