lunedì 18 ottobre 2021
I risultati entusiasmano il segretario dem Letta, che s'intesta la "vittoria trionfale". Mentre il leader leghista scarica la sconfitta sull'astensionismo. Nel centrodestra aria da resa dei conti
Roberto Gualtieri, nuovo sindaco di Roma, e il segretario del Pd, Enrico Letta, in piazza Santi Apostoli per festeggiare la vittoria per le comunali della capitale

Roberto Gualtieri, nuovo sindaco di Roma, e il segretario del Pd, Enrico Letta, in piazza Santi Apostoli per festeggiare la vittoria per le comunali della capitale - Ansa

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A botta calda, con lo spoglio dei voti dei ballottaggi in corso e mentre le tv rilanciano ancora gli exit poll, il profilarsi di un "quasi-cappotto" dal centrosinistra ai danni del centrodestra nelle grandi città suscita da una parte commenti entusiasti e dall'altra dichiarazioni asciutte e minimizzanti o un imbarazzato, e comunque eloquente, silenzio.

Letta: «Trionfa la coalizione larga che ho costruito​»

Se M5s, col presidente Giuseppe Conte, aspetta a parlare e valuta quale commento sia più opportuno, in Largo del Nazareno c'è un clima di festa generale per la vittoria dell'ex ministro Roberto Gualtieri a Roma («Sono onorato, metterò tutto il mio impegno nel far ripartire la capitale») e per le altre città conquistate. Il segretario del Pd Enrico Letta, di solito compassato, sfodera toni esultanti, intestandosi personalmente la linea degli accordi ampi fra le forze di centrosinistra che ha rafforzato molte candidature: «Ho sempre imparato che la cosa più importante è ascoltare gli elettori - argomenta Letta - . E loro sono più avanti di noi, si sono saldati e fusi, quelli del centrosinistra e della coalizione larga che ho voluto costruire. Con una vittoria trionfale». Poi lancia una frecciata al centrodestra e al Carroccio: «Un risultato clamoroso in tutta Italia. La destra dice: "Abbiamo sbagliato i candidatì". Ma noi abbiamo vinto con lo stesso margine a Roma e Torino - prosegue Letta -. Ho sentito una conferenza a stampa surreale di Matteo Salvini, mentre guardavo la tv mi chiedevo se fossero immagini di archivio».

Salvini: vince la minoranza della minoranza

Dal canto suo, il leader leghista si trincera in Calabria (unica vittoria di peso della tornata di due settimane fa), dove si è recato per una riunione di bilancio del voto regionale. E prova a minimizzare la portata dei risultati, scaricando parte della responsabilità sull'alta percentuale di astensionismo, in media oltre il 40%: «Se uno viene eletto da una minoranza della minoranza, è un problema non per un partito, ma per la democrazia», commenta da Catanzaro. Poi prova a consolarsi snocciolando le proprie cifre («Passiamo da 8 a 10: al momento il centrodestra ha più sindaci rispetto a 15 giorni fa») e guardando avanti: «Lo zerovirgola in più o in meno in questo momento non mi preoccupa - afferma -. Il nostro obiettivo è vincere le elezioni politiche tra un anno e per questo ci stiamo organizzando in Calabria e in tutta Italia».

Il silenzio del Cavaliere e l'ammissione di Meloni: sconfitta, non debacle

Nel resto della coalizione di centrodestra, la botta dei risultati appare duro da digerire. A sera, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi non ha ancora rilasciato commenti, se non per fare i «complimenti» all'unico "cavallo" vincente della coalizione, il nuovo sindaco di Trieste Roberto Dipiazza. In casa di Fratelli d'Italia, la presidente Giorgia Meloni soppesa insieme al suo stato maggiore la linea comunicatica più efficace da seguire. Poi convoca una conferenza stampa serale nella sede romana di via della Scrofa: «Il centrodestra esce sconfitto alle amministrative: non riusciamo a strappare al centrosinistra le grandi città - ammette schiettamente -. Ma è una sconfitta e trovo eccessivo parlare di una debacle. Una debacle è quella del M5s, visto cge il Pd sta festeggiando sulle spoglie degli alleati grillini». Anche Meloni, come Salvini, scarica parte dell'esito sull'astensionismo. motivato anche a suo parere da una campagna elettorale aggressiva: «La gente non è andata a votare perchè la politica con i giochi di palazzo ha mortificato la volontà dei cittadini. La sinistra ha trasformato questa campagna in una lotta nel fango e l'ha fatto criminalizzando l'avversario, cercando di rendere impresentabile l'altro ritirando fuori slogan degli anni '70». Per la presidente di Fdi, «nessun partito può gioire quando una città come Roma elegge il proprio sindaco con queste cifre. C'è una crisi della democrazia, non della politica. Tutti dovrebbero interrogarsi».

Centrodestra, aria da resa dei conti

Ciò che nessuno, nel centrodestra, dice è che, visti i risultati, la tensione potrebbe innescare una nuova fase di "redde rationem" fra le forze che stanno al governo a sostegno dell'esecutivo di Mario Draghi (Lega e Fi) e Fratelli d'Italia, che ha scelto di restare all'opposizione. Lo si intuisce dalle considerazioni finali di Meloni: «Rimane un tema che ci penalizza: i tre partiti hanno 3 posizioni differenti. È evidente che, soprattutto nel momento in cui un pezzo del centrodestra governa insieme al centrosinistra, è normale che questo renda difficile creare un'alternativa chiara e possa creare disorientamento nell'elettorato del centrodestra, soprattutto nel secondo turno. Noi siamo stati penalizzati soprattutto nel secondo turno».

Aria da resa dei conti? Un ex ministro di centrodestra, con un passato da democristiano doc, come Gianfranco Rotondi (che prima delle amministrative a Milano, aveva fiutato il vento e lasciato la coalizione d'appartenza, appoggiando il candidato di centrosinistra Beppe Sala) la pensa così: «Adesso nel centrodestra proveranno a girare alla Meloni la colpa di un fallimento di leadership - è il suo ragionamento, a metà fra analisi e previsione -. I fratelli d'Italia avranno perso Roma, ma il centrodestra "appezzottato" è figlio di Salvini che non ascolta nessuno e del Centro che, invece di ambire a una leadership si è messo in fila per un collegio sicuro, da oggi assai meno sicuro».

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