Una ragazza viene vaccinata all’hub di Milano Bicocca - Fotogramma
Iprimi conti si potranno fare solo tra una settimana o due. Cioè quando all’inizio della scuola mancheranno appena 15 giorni. Ma serve credere fermamente che l’immunità sia la chiave attraverso cui riaprire la scuola in sicurezza e, soprattutto, serve correre per assicurarla alla maggior parte dei ragazzi. La giornata di ieri, da questo punto di vista, è partita sotto i migliori auspici: a centinaia le famiglie che si sono presentate negli hub da Nord a Sud per procedere alla vaccinazione – libera – per i propri figli. Una scelta fortemente voluta dal commissario all’Emergenza Figliuolo e che potrebbe rivelarsi determinante per imprimere un’accelerazione alla campagna dopo il fisiologico rallentamento del weekend di Ferragosto.
Il via libera per i teenager, d’altronde, coincide anche con l’arrivo già da questa settimana di circa dieci milioni di dosi di vaccino, tre in più del previsto. E i numeri del Report settimanale del governo, aggiornato a venerdì scorso, dicono che gli under 19 da vaccinare sono ancora due milioni e mezzo: per l’esattezza, 1 milione e 627mila tra i 12 i 15 anni (sono il 70,6%); 929mila tra i 16 e i 19 anni (il 40%). Come dire: sulla carta le dosi ci sono per tutti, serve che tutti (o quasi) si presentino per le somministrazioni. In Lombardia – l’unica regione che in accordo con la struttura commissariale ha scelto di proseguire con prenotazione obbligatoria per tutte le fasce, anche se l’iniezione è garantita entro 48 ore da quest’ultima – sono 495.000, pari al 65% del totale, gli adolescenti che hanno aderito alla campagna vaccinale.
Di questi, 379.699 (circa il 50%) hanno ricevuto almeno la prima dose di vaccino, mentre sono 234.208 i giovani (30%) che hanno già completato il ciclo vaccinale. In Friuli Venezia Giulia per la fascia dei giovanissimi è stata predisposta una corsia preferenziale con orari ad hoc e appuntamenti potenziati, così come in Toscana: gli hub, in sostanza, hanno finestre orarie “dedicate” e diversificate di area in area, così da garantire la possibilità di vaccinarsi 7 giorni su 7 e praticamente h24. Per quanto riguarda il Veneto, nel weekend sono stati 1.832 i ragazzi dai 12 ai 25 anni che si sono presentati ad accesso libero, su 13.772 somministrazioni in totale. In Liguria – dove continua con successo la linea degli open day per tutte le età, non solo per i più piccoli – sulla costa savonese è stata prevista anche la prima open night in discoteca con musica, cocktail e vaccino.
Non si balla, ovviamente: lo spazio del locale viene adibito ad hub, i ragazzi possono aspettare l’iniezione e fermarsi dopo il vaccino ascoltando musica, stando con gli amici che li hanno accompagnati (tutti con la mascherina) e facendo una consumazione gratuita. Scendendo a Sud, in Puglia le Asl hanno previsto una campagna di “recall” telefonico in favore di tutti gli assistiti in fascia d’età 12-19 anni (prioritariamente): obiettivo, ricordare la possibilità di vaccinarsi liberamente ed eventualmente rispondere alle domande dei genitori ancora dubbiosi.
Anche in Campania si punta ad arrivare all’apertura delle scuole con tutti gli studenti vaccinati. In questa regione le vaccinazioni per la fascia di età 12-19 anni, anche senza prenotazione, sono partite da oltre un mese e mezzo: qui il 48% dei 16-19 è già vaccinato e quasi il 20% dei 12-15. Non mancano nemmeno qui le iniziative per invogliare i più giovani: in costiera sorrentina è possibile ricevere la somministrazione in spiaggia, sorseggiando un caffè e mangiando un cornetto. Nel frattempo non si arresta la polemica sul via libera dei giorni scorsi al Protocollo sicurezza in vista dell’avvio dell’anno scolastico. Tamponi ai prof a parte, la nuova partita che si annuncia complessa è quella che riguarda i trasporti. Anche se il ministro Enrico Giovannini assicura che il servizio è migliorato, il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, non nasconde la sua titubanza. Una delle proposte dei dirigenti scolastici era di creare delle linee di autobus dedicate alle scuole: «Si fa in molti Paesi – spiega –. Bisognerebbe dedicare due, tre corse nelle fasce di orario critiche».
I termoscanner negli istituti, inoltre, «non sono una soluzione. La scuola è un sistema molto complesso. Ci sono edifici da mille alunni che al mattino entrano in 10 minuti: se metto il termoscanner quante code creo? Il portone è uno o due, non abbiamo dieci portoni» afferma. Quanto alle classi pollaio, per ridurle bisognerebbe costruire più aule: «È chiaro che da qui a settembre non si può fare. Ma non abbiamo varato un piano edilizio, quindi da qui a 5 anni non avremo ancora scuole nuove», affonda Giannelli.