giovedì 2 settembre 2021
Primo giorno di controlli nei plessi scolastici, con prof e bidelli in fila: «Ci sentiamo più sicuri». Da Milano a Torino, c’è chi cerca giustificazioni per ragioni di salute
Green pass a scuola. Scoppia il caso dei certificati medici

Fotogramma

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Impossibile calcolare in quante scuole d’Italia si siano verificati casi analoghi, almeno per ora. Anche se – e va premesso – la frangia degli “irriducibili”, tra prof e personale scolastico, è ormai sempre più sottile: appena il 9,5% ancora senza vaccino secondo l’ultimo Report del governo, cioè 138mila persone circa. Eppure quello che è accaduto in un asilo alla periferia di Milano è – in tempi di strategie artigianali da Novax – senz’altro da manuale: in programma, ieri, per il primo giorno di riapertura c’erano solo i colloqui con le famiglie dei nuovi bambini. Immaginarsi la sorpresa della dirigente quando, invece che trovarsi l’organico di educatrici al completo munite di Green pass, s’è vista piovere sulla scrivania una decina di certificati medici di malattia. Riacutizzarsi di un vecchio mal di schiena, verifiche sul ginocchio dopo una brutta storta e così via.

La raffica di telefonate alle dirette interessate ha, nella maggior parte dei casi, scoperchiato la verità: «Ho prenotato il vaccino solo ieri», «Lo farò nei prossimi giorni, non pensavo che fosse obbligatorio ». Risultato: le ammalate a casa senza rischiare il posto, le malcapitate educatrici in regola costrette a sobbarcarsi i colloqui con tutte le famiglie, anche delle altre sezioni, tra ritardi e proteste. Sperando che per i primi inserimenti, che inizieranno settimana prossima, le colleghe abbiano effettivamente provveduto alla prima somministrazione (che in ogni caso non garantisce la stessa protezione del ciclo completo né per se stessi né per gli altri, cioè bimbi dai 3 ai 5 anni non vaccinati). La dirigente milanese non ha avuto lo stesso coraggio del collega dell’Istituto di istruzione superiore Curie-Levi di Torino, che invece ha respinto al mittente i certificati di due docenti, sulla carta “esentati” dal vaccino per ragioni di salute. Erano stati redatti da un medico di medicina generale e non dal loro medico curante (un fatto già di per sé anomalo), ma i dubbi sui prof venivano da lontano: entrambi militanti in gruppi No-vax, entrambi avevano già dichiarato pubblicamente che si sarebbero presentati il primo giorno senza Green pass.

Risultato: porte chiuse e la promessa di querele da parte dei due. Stesso copione in Toscana e in Friuli: una decina, qui, i prof lasciati fuori dalle scuole perché provvisti di certificati sospetti. I medici, per parte loro, non ci stanno a finire nel mirino: «L’esenzione deve essere certificata dal medico vaccinatore in primis e inserita, assieme a tutta la documentazione, nei Portali regionali – spiega il segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti –, non può valere certo un pezzo di carta e mi stupisce che qualche medico si presti a questo tipo di strumentalizzazione. Quanto ai certificati di malattia, i dirigenti possono comunque procedere a richiedere il Green pass in modo da prevedere o meno una supplenza: è fatica sprecata, inventarsi patologie per prendere tempo». Eppure il problema c’è, «siamo stati considerati talmente a lungo come meri burocrati che così, ora, ci percepiscono anche i pazienti. Qualcuno è stato minacciato anche con lettere scritte dagli avvocati: è un quadro sconfortante, quello attuale» chiude Scotti. Come sconfortante è che a mettere in campo l’armamentario da azzeccagarbugli siano le persone deputate a formare le future generazioni del Paese. Tant’è.

Per fortuna il fenomeno è minoritario. Il banco di prova del Green pass a scuola ieri è stato superato a pieni voti nella maggior parte degli istituti, coi prof precisi nel mostrare la certificazione, i presidi attenti, i “verificatori” gentili e disponibili. Certo, il controllo manuale della documentazione (la “super app” del ministero dovrebbe essere pronta nel giro di due settimane) richiede un po’ di tempo, come nei bar e nei ristoranti, ma nei corridoi e davanti alle aule nell’attesa si chiacchiera e si ripete che è giusto, «che non abbiamo alternative, o così o ricominciamo da capo». Per i sindacati, la vera cartina tornasole sarà in ogni caso la prima campanella, quando tutti i docenti e gli alunni faranno il loro ritorno in classe. «Mancano ancora tantissime indicazioni su cosa si deve fare – spiega Jessica Merli, segretario generale della Flc Cgil Milano –. La normativa è vacua e ci sono enormi problemi ad applicarla, quindi la situazione andrà monitorata nei prossimi giorni». Fino ad allora ci si aspetta un considerevole aumento dei vaccinati non solo tra il personale scolastico, ma anche tra gli studenti. Al momento, infatti, gli under 19 con almeno una dose sono quasi il 60%, con un’impennata considerevole registrata tra fine luglio e i primi giorni di agosto.

Una corsa alla vaccinazione per farsi trovare pronti per il 13 settembre, altrimenti il rischio è quello di restare a casa. Il “rodaggio” del sistema di controllo del Green pass, insomma, continuerà ma il numero uno dei presidi italiani, Antonello Giannelli, si dice ottimista. «Ritengo che ci siano tutte le condizioni per fare decisamente meglio rispetto all’anno precedente – spiega –, il vaccino ha cambiato tutto e sicuramente si userà molto meno la Dad, che verrà applicata in eventuali casi di cluster. Credo che bisogna intensificare l’attenzione nei confronti di queste misure, applicarle costantemente e, se vengono applicate, il nostro Paese non vedrà più la Dad», gli fa eco Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute. Intanto, proprio nei giorni in cui cominciano a svolgersi i test d’ingresso nelle varie università italiane (dove il Green pass è obbligatorio anche per gli studenti), a destare qualche preoccupazione è il caso degli allievi che arrivano da fuori Europa, il cui vaccino non è riconosciuto a livello comunitario e quindi non possono ottenere il certificato per poter seguire le lezioni in presenza. Tra i primi a sollevare la questione è stato il conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste, dove alcuni studenti sono stati costretti a sottoporsi a tampone per poter accedere all’istituto.

Aeroporti e stazioni, nessun problema

La prima giornata di controlli in stazioni e aeroporti si è conclusa senza problemi. Le forze dell’ordine non hanno segnalato situazioni problematiche o di rischio, né per i viaggiatori, né per gli stessi ufficiali di polizia. A Bari sono stati usati varchi d’accesso alla stazione centrale per gestire i flussi dei passeggeri e controllarne il biglietto. Una volta sul treno, sono stati i controllori a verificare il possesso del Green pass. Situazione identica a Napoli e Perugia. In Stazione Centrale a Milano, i passeggeri si sono presentati con largo anticipo ai binari.

Non ci sono state file o rallentamenti. Tra i viaggiatori in arrivo c’è stato chi ha suggerito modalità nuove per velocizzare i controlli. «Basterebbe la richiesta del Green pass al momento della prenotazione». Nessun problema nemmeno per gli aeroporti (nella foto Fotogramma, controlli a Linate). Anche a Fiumicino verifiche scrupolose. Rari i casi di passeggeri sprovvisti del certificato verde sui treni, che sono stati prontamente fatti scendere.

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