sabato 9 novembre 2019
Dopo l'aggressione verbale di una mamma incivile la società Aurora Desio Calcio si gemella con l'Us Melzo, che ha visto un suo atleta di origine senegalese picchiato da un genitore di un avversario

Almeno per qualche ora, ieri pomeriggio, sul campo del Centro sportivo di Desio, ha trionfato il volto umano, più vero del calcio dilettante, quello che non conosce barriere identitarie, che sulle panchine vede dei maestri di vita oltre che allenatori, e sulle tribune famiglie che assaporano l’entusiasmo degli atleti e che vedono nel gioco dei loro ragazzi un sano spirito di competizione.

Una settimana dopo la sciagurata gara categoria "pulcini" fra Aurora Desio e Sovicese, dove la mamma di un baby calciatore della Sovicese ha apostrofato un avversario con "negro di m…" (LEGGI L'ARTICOLO) il calendario ha riproposto la stessa gara ma per la categoria Junores (Under 18). L’episodio, che ha avuto una grande rilevanza in tutta Italia, non solo per la nota vicenda che ha coinvolto Mario Balotelli, ma soprattutto perché ha visto protagonisti "bambini" di 10 anni, è stato "cancellato" dagli striscioni con la scritta "Var - vietato ai razzisti", da palloni multi colorati, dai disegni realizzati in questi giorni nelle scuole, che hanno fatto da sfondo a un pomeriggio che l’Aurora Desio, con la collaborazione della Sovicese, ha voluto portare sul campo per dimostrare che nello sport vince l’amicizia.

Nei minuti di riscaldamento è stato bello vedere i quaranta calciatori che si alternavano in mezzo al campo, tutti con la faccia segnata di nero. La formazione locale si è presentata in campo con la maglia sulla quale era ben leggibile "l’unica razza che conosco è quella umana". Il calcio d’avvio è stato di Momo, il ragazzo di colore di Melzo che al termine di una gara del campionato Csi, due settimane fa è stato malmenato da un genitore della squadra avversaria.

«Brutti segnali che devono fare riflettere tutti – ha dichiarato il presidente del Crl Giusepe Baretti, presente allo stadio con il consigliere Giorgio Arioli e il presidente del settore giovanile calcio lombardo Giuseppe Terraneo –. Da parte nostra cerchiamo di educare allenatori e calciatori, anche se diverse volte sembra quasi inutilmente, al rispetto degli avversari e degli arbitri. Resta il problema del pubblico, papà e mamme dall’insulto facile. Chiederemo alle società che nello stesso momento in cui le famiglie firmano il cartellino per poter giocare, firmino anche un codice etico per il rispetto delle regole del calcio». «Come prevenire altri casi – si è chiesto Terraneo – utilizzando il buon senso. È un peccato che episodi come quello della scorsa settimana rovinano quello che alla fine è un gioco».

In tribuna, confusi con i tifosi, c’erano anche parlamentari nazionali e regionali che con la loro presenza hanno voluto richiamare tutti ad una presa di coscienza perché lo sport rispetti i valori umani. E l’assessore della Regione allo Sport Martina Cambiaghi ha ricordato che «più che lotta al razzismo, questa è una lotta all’ignoranza, alla maleducazione». Concetti ripresi dai sindaci di Sovico, Barbara Magni, e di Desio, Roberto Corti, il quale ha auspicato: «è un segnale positivo, spero che porti buone effetti. Purtroppo fatti come questi sono all’ordine del giorno: è importante una presa di coscienza sulla accoglienza». Condivisione totale da parte di Alberto Canzi presidente della Sovicese, che non nasconde il rammarico per quanto è successo. Anche se, ha aggiunto, «questa brutta storia ha avuto ricadute negative su nostri ragazzi che si sono sentiti dire siete razzisti».

Sabato prossimo allo stadio di Melzo pomeriggio di solidarietà per Momo con la presenza del presidente lombardo del Csi Massimo Achini e del Crl Beppe Baretti.

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