Nonostante l’annunciato giro di vite dei controlli in mare da parte delle autorità libiche, il destino dei migranti non sembra essere cambiato e anzi i morti dall’inizio del 2017 sono già 366, a una media di sei al giorno. I numeri, diffusi dall’Organizzazione mondiale dei migranti, sono solo di qualche decina inferiori rispetto ai 425 decessi registrati nello stesso periodo dello scorso anno, quando la Guardia costiera di Tripoli non svolgeva alcun controllo. Ma si tratta si cifre da leggere in controluce. In tutto, secondo gli ultimi dati dell’Oim, gli stranieri arrivati in Europa via mare nel 2017 sono 13.924, molto meno rispetto ai 105.427 registrati nei primi 53 giorni del 2016 quando, in proporzione, vi fu però un più basso numero di morti (425). Il raffronto dice che le vittime registrate fino ad ora, in relazione al numero degli sbarchi nello stesso periodo di 2016 e 2017, sono oltre il 600% in più. Nella giornata di giovedì ne sono stati soccorsi 1.700, in 15 operazioni nel Mediterraneo centrale, sulla rotta dalla Libia all’Italia, e coordinate dalla centrale operativa di Roma della Guardia Costiera. Nell’ultima settimana, le persone soccorse nello stesso tratto di mare erano rimaste ogni giorno ampiamente sotto quota mille. Dalle coste del paese nordafricano, dunque, si continua a partire. E si continua a morire. Lo fa sapere il progetto 'Missing Migrants' dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni, secondo cui la maggior parte delle vittime (326) sono morte durante la traversata tra la Libia e l’Italia.
La rotta tra la Turchia e la Grecia, che nello stesso periodo dell’anno scorso aveva visto la morte di 321 persone, quest’anno ha registrato solo due decessi. Il 75% degli arrivi sono stati registrati in Italia, il resto in Grecia e Spagna. A preoccupare è dunque la pervicacia dei trafficanti che costringono i migranti a salpare a bordo di barconi totalmente inadatti ad affrontare il mare. Inoltre, il dispositivo dei soccorsi, con un crescente ruolo della guardia costiera libica, al momento non sembra in grado di prevenire le tragedie. Solo ieri sono stati 250 i migranti tratti in salvo in cinque operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma. I migranti, che si trovavano a bordo di 4 piccole imbarcazioni e di un gommone, sono stati soccorsi dalla nave Margottini della Marina militare italiana e da diversi mercantili inviati nella zona. Un elicottero della Guardia Costiera di Catania, con a bordo personale del Corpo italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, ha trasportato in ospedale due migranti, una donna incinta e un giovane preso da convulsioni. Uno scenario che non lascia ben presagire per i mesi a venire, quando col ritorno della bella stagione gli sbarchi normalmente si moltiplicano.
Del resto lo stesso direttore esecutivo di Frontex Fabrice Leggeri nei giorni scorsi aveva stimato per l’Italia un numero di arrivi pari almeno al record raggiunto nel 2016, 181mila. E anche il commissario Ue Dimitris Avramopoulos, pur non sbilanciandosi a dare delle cifre, aveva parlato di «grande numero». Anche la rotta balcanica non accenna ad essere completamente abbandonata da migranti e profughi. In Bulgaria, dove i profughi arrivano via terra attraverso la Turchia, le autorità si dicono preoccupate per i minori non accompagnati. I bambini profughi senza genitori arrivati e registrati sono attualmente 1.380, dei quali 972 non sono stati integrati nelle scuole bulgare. Lo ha dichiarato il vicepresidente Iliana Yotova nel corso di una conferenza a Sofia dedicata all’istruzione dei migranti. A suo dire è necessario creare un registro unico a disposizione di tutte le istituzioni che si occupano dei bambini profughi. Yotova ha osservato che una volta registrati nei centri di accoglienza, numerosi bambini spariscono e diventano facile preda dei trafficanti.