Fondata ufficialmente sul binomio "responsabilità e solidarietà", la nuova politica migratoria francese suscita contestazioni crescenti da parte delle Ong umanitarie transalpine e internazionali anche d’ispirazione cristiana, pronte ieri a denunciare a gran voce le contraddizioni flagranti della linea imposta negli ultimi mesi dal presidente Emmanuel Macron, considerata spesso come ancor più restrittiva e repressiva di quelle dei predecessori.
Lunedì, in occasione della Giornata internazionale dei migranti, ben 470 fra collettivi e movimenti di sostegno ai migranti hanno evidenziato con rabbia quanto continua ad accadere nelle principali zone nevralgiche, come la frontiera con l’Italia e il litorale settentrionale attorno a Calais, ma anche i quartieri Nord di Parigi. Il difensore civico nazionale, Jacques Toubon, già autore nei mesi scorsi di relazioni durissime contro le misure del ministero dell’Interno, è stato ieri nuovamente interpellato da una vasta cordata di Ong, scandalizzate in particolare dai sempre più frequenti controlli di polizia presso i centri d’accoglienza umanitaria: un giro di vite considerato inedito. In proposito, l’autorevole "Le Monde" è sceso in campo con un editoriale dai toni infiammati che si chiude in questi termini: «Quando la brutalità sembra prevalere sull’umanità, pure l’onore della Francia è in gioco».
Aumentano i respingimenti, anche di minori
Alla frontiera con l’Italia, sul lungomare così come sui colli alpini, i testimoni constatano un aumento dei respingimenti di minorenni, nonostante la pratica confligga con le convenzioni internazionali sull’asilo. Con l’approssimarsi dell’inverno e le prime abbondanti nevicate, la situazione è divenuta particolarmente drammatica ad esempio ai valichi fra Bardonecchia e Briançon, dove solo la coraggiosa e strenua solidarietà delle comunità montanare ha permesso di evitare la morte per assideramento di numerosi migranti ritrovati in quota in certi casi persino scalzi e comunque con indumenti del tutto inadeguati alla traversata.
A Parigi e a Calais, la parola d’ordine delle forze dell’ordine resta il divieto assoluto di ogni concentrazione di tende e altri ripari di fortuna. Così non si è esitato a sottrarre delle coperte ai migranti o a lacerare delle tende. Azioni che non sembrano più casi isolati, secondo le Ong. A livello politico, rispetto alle prassi tradizionali, scioccano i controlli di polizia e i censimenti ordinati nei centri di accoglienza umanitaria, che tendono ad essere considerati sempre meno come zone franche sotto la responsabilità del ministero degli Affari sociali. Anche questi luoghi protetti sono finiti nel mirino delle circolari restrittive emanate dal ministero dell’Interno.
In primavera, appena eletto, il presidente Macron aveva lodato la politica d’accoglienza della Germania. In estate, inoltre, il capo dell’Eliseo aveva assicurato di non voler più vedere dei migranti costretti ad errare senza meta per il Paese. Ma per riprendere l’analisi di "Le Monde", «restano gli atti che dicono ogni giorno il contrario».
"Le Monde": sull'umanità prevale la brutalità
A inizio novembre, presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, Macron si è detto a favore di una «piccola rivoluzione» che consiste nella selezione di chi ha diritto all’asilo direttamente nei Paesi d’origine. In proposito, sempre ieri, sono stati ufficialmente accolti 19 migranti soprattutto sudanesi giunti con un volo dal Ciad. In teoria, dunque, esistono spiragli per possibili cambi di rotta. Ma questi primi sparuti arrivi sono stati additati subito da più parti come un paravento ufficiale concepito per tentare di edulcorare l’amarissimo scenario d’insieme.