Il palazzo del municipio di Foggia - Ansa
Il Comune di Foggia sciolto per mafia. Lo ha deliberato il Consiglio dei ministri di ieri sera, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, in considerazione delle accertate forme di condizionamento dell’amministrazione locale da parte di organizzazioni criminali. Il Comune è stato così affidato a una commissione straordinaria, anche se già dal 25 maggio era commissariato in seguito alle dimissioni del sindaco, Franco Landella, finito agli arresti domiciliari con l’accusa di tentata concussione e corruzione. Ma evidentemente non c’era solo questo.
In 21 anni dall’introduzione della disciplina dello scioglimento conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento mafioso previsto dall’articolo 143 del Testo Unico degli Enti Locali, Foggia è il secondo capoluogo di provincia sciolto per mafia dopo Reggio Calabria nel 2012. La Commissione d’accesso, nominata dall’allora prefetto di Foggia Raffaele Grassi si era insediata il 9 marzo per verificare se ricorressero pericoli di infiltrazione o condizionamenti da parte della criminalità organizzata nell’ambito dell’amministrazione comunale. Nell’imminenza della scadenza dei tre mesi, aveva chiesto una proroga di altri tre mesi per svolgere il suo incarico, ma ne era bastato uno per completare gli accertamenti e rassegnare le conclusioni al prefetto, segno di una accelerazione in vista dell’indizione delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre.
Pur comparendo nell’elenco degli interessati alle elezioni stilato dal ministero dell’Interno e pubblicato due giorni fa, a Foggia non dunque non si voterà. Una decisione che era nell’aria, anche alla luce di quanto emerso in numerose inchieste. Il 25 maggio scorso il prefetto Raffaele Grassi aveva proposto al ministero dell’Interno lo scioglimento del Consiglio comunale a seguito delle dimissioni rassegnate dal sindaco il 4 maggio e non revocate nel termine di 20 giorni dalla loro presentazione. Il prefetto aveva poi disposto la sospensione dell’organo consiliare e nominato commissario prefettizio il prefetto a riposo Marilisa Magno, funzionario di grande esperienza anche nel contrasto alle mafie. Il 21 maggio era scattato l’arresto del sindaco Landella, in quota Lega, per l’inchiesta su un presunto giro di tangenti in Comune nel quale sarebbe stata coinvolta anche la moglie di Landella, Daniela Di Donna, dipendete comunale. Il 3 giugno, il presidente della Repubblica aveva firmato il decreto di scioglimento. Nel frattempo già operava la commissione d’accesso che, evidentemente, ha fatto emergere i condizionamenti mafiosi nell’amministrazione.
Un duro colpo per il capoluogo della Capitanata, dove la mafia locale, 'la società foggiana', non ha smesso neanche durante la pandemia e il lockdown la sua asfissiante e violenta attività estorsiva. E dove ha già fatto il salto di qualità, rapportandosi con l’economia e la politica. Lo scioglimento del comune ne è la conferma. Come ricorda Libera quello di Foggia è il quinto scioglimento nella provincia nel giro di pochi anni, dopo i Comuni di Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia e Cerignola. Aggiungendo che è «un’opportunità per fare chiarezza sulle dinamiche del nostro territorio e orientare la nostra riflessione e il nostro agire».