Matteo Salvini con il premier, Mario Draghi, in Senato - Imagoeconomica
Lo spread tocca quota 200 e porta con sé due messaggi: vietato fare nuovo deficit, vietato far deragliare verso la crisi le polemiche di maggioranza. E il premier Mario Draghi deve metterci del suo, provando a sciogliere i nodi. Sul fisco, attraverso l’intesa con il centrodestra di governo. Sul disagio sociale, perfezionando in fretta, con un Cdm convocato ad hoc ieri, il contributo contro il caro-bollette da 200 euro. Su dossier politici divisivi come il Superbonus 110%, evitando che le divergenze sulla bontà della misura si scarichino su imprese e cittadini in balia dell’incertezza.
Platea larga per i 200 euro (ma carichi familiari ignorati).
Il Cdm di ieri pomeriggio nei fatti doveva "scrivere" norme che lunedì erano state concordate dal punto di vista politico. La scelta principale è distribuire il bonus da 200 euro contro il caro-bollette non solo tra lavoratori, pensionati e autonomi, ma di renderlo disponibile anche a disoccupati, stagionali, collaboratori domestici e percettori di Reddito di cittadinanza.
Le modalità di erogazione dovranno però essere diverse e sono ancora in via di definizione, di concerto con l’Inps. Nessun intervento, dal governo, sulla principale anomalia del bonus: va a single e - raddoppiato - a persone conviventi con reddito inferiore a 35mila euro, non riguarda una famiglia con figli e un solo reddito da 36mila euro, che certamente ha bollette energetiche più alte.
La riunione di governo è servita anche ad allentare i vincoli alla cessione del credito nell’ambito del Superbonus edilizio del 110%. Un intervento tecnico ma anche politico perché in qualche modo sigla una tregua tra Draghi e M5s. In sostanza le banche potranno superare il limite numerico di cessioni fissato dalle varie strette, purché il credito venga venduto a clienti professionali che hanno un conto presso la banca stessa, oppure venga passato all’istituto capogruppo.
Un allentamento che il mondo dell’edilizia chiedeva da tempo per rimettere in moto il meccanismo degli incentivi, visto che molte banche hanno raggiunto la capienza massima di crediti assorbibili. Arriva inoltre un buono per i trasporti pubblici, da 60 euro, per studenti e pendolari con reddito inferiore a 35mila euro.
L’intesa Fi-Lega-Draghi sulla delega fiscale. Malumore Pd-5s.
A rafforzare il tono positivo della giornata - secondo la visuale di Palazzo Chigi - l’accordo "siglato" tra Mario Draghi e Matteo Salvini (in rappresentanza di Fi e Lega) sulla delega fiscale. Il capo della Lega e Berlusconi esultano parlando di uno «stop» alle tasse sulla casa. Nella modifica proposta dai due partiti scompare il riferimento ai valori patrimoniali dalla riforma del catasto, si legano le risorse ricavate dalle "case fantasma" alla riduzione dell’Imu e si salvaguardano le cedolari secche su affitti e Bot (archiviando il "regime duale").
L’accordo ora dovrà essere condiviso dal centrosinistra, che però ieri non nascondeva malumori. «Non si sta al governo così», per Enrico Letta. «Nella delega non c’è mai stato un aumento delle tasse, Salvini lo ha scoperto adesso...». Mentre il M5s registra come Fi e Lega abbiano cercato la "riconciliazione" con Draghi nel momento di massima distanza tra pentastellati e Palazzo Chigi, quasi a voler isolare l’ex premier.
Mentre Fratelli d’Italia, che ha partecipato alla battaglia in Commissione sulla delega, saluta con un prudente «speriamo» la mediazione strappata da Lega e Fi. Dal punto di vista procedurale, essendo l’articolo sul catasto l’unico approvato in commissione Finanze, servirà sul punto o un nuovo voto all’unanimità in commissione o un emendamento approvato in Aula.