lunedì 13 dicembre 2010
Al via la "due giorni" decisiva per le sorti del governo Berlusconi: alle 8:30 riunione lampo del Cdm per autorizzare la fiducia. Subito dopo il premier in Senato e nel pomeriggio alla Camera. Fini intanto annuncia: dal 15 Fli sarà comunque all'opposizione.
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Al via stamani la "due giorni" decisiva per le sorti del governo Berlusconi: alle 8:30 riunione lampo del Consiglio dei ministri per autorizzare la fiducia sul discorso del premier; subito dopo l'intervento di Berlusconi in Senato e la discussione generale; nel pomeriggio alla Camera l'illustrazione e la discussione delle mozioni di sfiducia di Pd-Idv e Fli-Udc-Api, a cui seguira' la replica di Berlusconi a nome del Governo. Un discorso ''alto'', quello annunciato dal premier. In chiusura di serata vertici di Pdl e Fli sulla posizione da tenere nel doppio voto di domani in Parlamento. Per i finiani incognita "colombe", Silvano Moffa in testa. Gianfranco Fini intanto annuncia: dal 15 Fli sarà comunque all'opposizione.«Non ci fidiamo più delle parole di Silvio Berlusconi», tarpa le ali alle colombe Gianfranco Fini, ribadendo in tv alla vigilia del voto sul governo che ormai è tardi per ricucire, Berlusconi «non avrà la fiducia", Fli voterà compatta la sfiducia e dal giorno dopo sarà una forza d'opposizione, pronta a lavorare ad un nuovo governo di centrodestra, perché «i governi tecnici non esistono» e pure andare al voto «sarebbe avventurismo». Parole che avrebbero fatto infuriare il premier Berlusconi. Il quale in serata riunisce i senatori Pdl e detta la linea: «Lunedì a Palazzo Madama farò un discorso di alto profilo, evitando ogni polemica», avrebbe detto il presidente del Consiglio ai suoi durante una cena in un albergo di via Veneto, a Roma. Il premier avrebbe spiegato ai presenti che, nel momento in cui i finiani andassero all'opposizione, sommerebbero i loro voti a quelli della sinistra.«L'Italia da troppo tempo vive uno stato di tensione nei rapporti politici e istituzionali». Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano secondo il quale sarebbe bene, «'nell'interesse generale del Paese, che questa tensione venisse meno».
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