Tutto secondo copione. L’aula della Camera ratifica le decisioni del Comitato dei 9, e così la discussione sul fine vita – consenso informato e Dat (disposizioni anticipate di trattamento) – va avanti blindata. Con leggere modifiche, alcune peggiorative, al testo approvato dalla commissione e la bocciatura in blocco di tutte le proposte sostenute dal relatore di minoranza Raffaele Calabrò, di Ap. Avendo il governo rinunciato a esprimere parere, il Pd si è tenuto le mani libere facendo blocco con M5S, sui voti palesi come sui voti segreti, mentre Ap e Udc, e in molti casi anche Des-Cd, hanno aggiunto i loro voti alla Lega e Forza Italia nel vano tentativo di migliorare il testo. Discussione aggiornata, alla fine, al 19 aprile per il voto dell’intero articolato. Nella discussione degli emendamenti, che vanno a correggere il testo approvato dalla commissione Affari sociali, il punto nodale (che raccoglie in sé l’aspetto peggiorativo e quello migliorativo più importanti) è tutto contenuto nella modifica al comma 5 dell’articolo 1, relativo al consenso informato.
L’aspetto peggiorativo è quello che, su proposta della dem Maria Amato, sancisce che «sono da considerarsi trattamenti sanitari», e come tali rifiutabili, «la nutrizione artificiale e l’idratazione artificiale, in quanto somministrazione, su prescrizione medica, di nutrienti mediante dispositivi medici». Subito dopo, però, a lenire leggermente la portata di quest’equiparazione concettuale di supporti vitali al rango di cure mediche, è stato inserito nel testo l’emendamento di Ignazio Abrignani (Sc-Ala) in base al quale, «qualora il paziente esprima la rinuncia o il rifiuto di trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza», viene stabilito che «il medico prospetta al paziente e, se questi acconsente, ai suoi familiari, le conseguenze di tale decisione e le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo, anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica». Su idratazione e alimentazione è stata ritirata, invece, una proposta del catto-dem Alfredo Bazoli ma, messo ai voti, è stato bocciato anche un emendamento di mediazione del presidente della commissione Affari sociali Mario Marazziti, volto a introdurre - in casi specifici - la possibilità per il medico di non ottemperare alla richiesta. La proposta - con il parere negativo della relatrice Donata Lenzi, del Pd - non passava l’esame al voto segreto che era stato chiesto da Forza Italia. Stessa sorte anche per una proposta supportata da 42 deputati azzurri.
«Non c’è stata nessuna volontà di discutere nel merito, neanche di fronte a proposte di buon senso - lamenta, per Fi, Antonio Palmieri -. Cosa succede ora - si chiede - se una persona non è malata terminale, ha un quadro clinico stabilizzato, e le si tolgono idratazione e nutrizione? Muore non per la malattia ma per fame e per sete. Diventa suicidio assistito». «È la via italiana all’eutanasia», dice la deputata di Idea Eugenia Roccella. Di «testo testo aperto a soluzioni eutanasiche», parla anche Maurizio Sacconi. Il senatore ex Ncd, ora passato con Energie per l’Italia di Stefano Parisi, denuncia «l’assoluto predominio del desiderio individuale» portato avanti da una «maggioranza composta dalle due sinistre Pd e M5S» e plaude all’unità del centrodestra. Di opposto parere Daniele Capezzone, dei Conservatori e riformisti, che si dice «deluso» da Forza Italia. «Per il Pd il dibattito democratico è un optional» denunciano invece i deputati dell’Udc Buttiglione, Binetti, Cera e De Mita. Fra i temi accantonati anche la discussione di un emendamento Marazziti su cure palliative e sedazione profonda. Resta saldo, invece, il principio centrale del testo in base al quale il medico non sarà perseguibile se rifiuta trattamenti sanitari ottemperando a una richiesta contenuta nelle Disposizioni di trattamento (Dat).
«Qualsiasi struttura sanitaria pubblica o privata convenzionata sarà costretta ad accettare di far morire di fame e sete chiunque lo voglia», sostiene Alessandro Pagano, della Lega. Poi però, un timido spiraglio si è aperto almeno sugli ospedali cattolici. È stato infatti accantonato, per poterlo approfondire, l’emendamento di Mario Sberna e Gianluigi Gigli, di Des-Cd. Decisivo è stato un intervento molto duro di Gigli, presidente del Movimento per la vita, che aveva affacciato il problema in aula. L’emendamento, che sarà esaminato e messo ai voti alla ripresa della discussione, dopo Pasqua, chiede di rispettare la carta dei valori degli ospedali cattolici «i quali denuncia Gigli - nell’attuale formulazione della legge sarebbero costretti ad assecondare la volontà del paziente di sospendere i sostegni vitali».