Esiste davvero la concorrenza nel settore ferroviario?La domanda è retorica se ci si limita a guardare la
guerra al ribasso dei prezzi tra le Ferrovie dello Stato e Ntv. Ma se si osserva quando accaduto nelle ultime settimane il dubbio si pone. La concorrenza c’è. Il problema è un altro: riesce a decollare definitivamente o il rischio di tornare a un monopolio sale di giorno in giorno? La storia della contesa sui binari dello Stivale è semplice. Parte (15 novembre 2010) col piccolo operatore
Arenaways che vuole coprire la tratta Milano-Torino ma riesce a farlo per un breve periodo e senza fermate intermedie, visto il divieto imposto dall’Ufficio regolazione servizi ferroviari (Ursf) del Ministero trasporti e infrastrutture. Poi l’azienda fallisce e poco importa che il tribunale dica che i treni arancione avrebbero dovuto esercitare questo servizio e le Fs furono giudicate colpevoli di abuso di posizione dominante e condannate a pagare una multa di 300mila euro. Giudizio impugnato da Fs che ora attendono la sentenza del Tar.Intanto un nuovo e potente operatore si affacciava sul mercato e lo faceva su quello ambìto e redditizio dell’alta velocità: Ntv, Nuovo trasporto viaggiatori con i suoi modernissimi Italo. La società nasce nel 2006 per volontà di Luca di Montezemolo, Diego Della Valle e Gianni Punzo (che ne possiedono il 35 per cento), insieme con Sncf (20 per cento per i transalpini che fatturano 33 miliardi di euro), per cogliere la liberalizzazione delle strade ferrate. Va notato che l’apertura del mercato passeggeri nazionale alta velocità è una scelta italiana, contrariamente a quanto si pensa non imposta dall’Unione europea: tanto è vero che all’estero non esiste tale concorrenza e Fs, per voce di Mauro Moretti sottolineano spesso che il nostro Paese è un apripista e chiedono la possibilità di competere in altri Stati invocando reciprocità. Basti pensare infantti che le Sncf, ferrovie francesi sono presenti sui nostri binari col Tgv Milano-Parigi e le ferrovie elevetiche con i <+corsivo>Pendolini <+tondo>tra Milano e la Svizzera. Nel 2008 è entrata nella cordata Banca Intesa con un quinto del capitale, il resto è diviso tra le Generali, Alberto Bombassei, Isabella Seragnoli e Giuseppe Sciarrone che sino a poco tempo fa era l’amministratore delegato.Il "leprotto rosso" parte alla grande - siamo nell’aprile 2012 - col gradimento dei viaggiatori. Entusiasmo che, però, finisce con lo stridere della guerra dei prezzi che a breve andrà a deflagrare, col bilancio che è rosso come la livrea del convoglio disegnato da Alstom. Ntv lo ha chiuso con una perdita di oltre 70 milioni di euro, nonostante i viaggiatori continuino ad aumentare - sei milioni è l’obiettivo aziendale per il 2013 -. Il problema è nei costi: 173 milioni di euro a fronte di ricavi per 102,9. Ben 100 milioni vanno alle Fs per l’utilizzo della rete. Lo scenario, al riguardo, potrebbe però cambiare in quanto a metà settembre il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi ha firmato un decreto che stabilisce uno sconto del 15% sui pedaggi Av. Al di là di questo, ecco esplodere la guerra. Ntv, presieduta da Antonello Perricone, ha presentato all’Autorità per la concorrenza un esposto accusando Fs di
margin squeeze, ossia di praticare prezzi inferiori ai costi ipotizzando l’aumento a piacere delle tariffe sulle linee ordinarie - il cosiddetto servizio universale - dove non esiste la competizione. Cosa peraltro difficile perché nel servizio universale le tariffe non sono stabilite da Trenitalia ma dal committente, le Regioni per i treni locali, lo Stato per gli Intercity e i Treninotte. Moretti, ad di Fs, riconfermatissimo nel suo ruolo grazie ai bilanci in utile - 380 milioni nel 2012 su un fatturato di 8,2 miliardi, nel 2006 aveva iniziato, raccogliendo un’eredità pesantissima, con una perdita di 2,1 miliardi su 6,7 di incassi - ha ribattuto che è «curioso che siano proprio i privati a chiedere di alzare i prezzi». §In attesa di capire come andrà a finire questa guerra nelle stanze dei tribunali - l’Antitrust ha accolto il ricorso di Ntv e ha aperto un’istruttoria; l’Autorità dei trasporti, ideata dal governo Monti, arrivata solo a luglio è presieduta da Andrea Camanzi ma non ha una sede, anche se dovrebbe andare a Torino - resta il fatto che i viaggiatori sono contenti, usufruiscono della riduzione del costo dei biglietti, a tal punto che coloro che scelgono il treno nel 2012 sono cresciuti del 16%. C’è un altro problema: la rete. Il pedaggio al chilometro in Italia è quasi il più alto d’Europa, 14 euro al chilometro poco meno di quello francese. Altrove si risparmia: in Gran Bretagna 6,5 euro, in Svezia 5,5. Peccato non ci sia concorrenza sull’Av. Ntv, però, non molla e contrariamente a quanto ventilato, ha lanciato il Milano-Ancona.