Andres Moreno è nato in Sudamerica 25 anni fa. Racconta: «La mia era una famiglia di classe media, mio papà lavorava in banca ma, per la terribile crisi economica che colpi l’Ecuador negli anni ’90, perse il lavoro. Ecco perché i miei genitori scelsero la strada più dura: emigrare nel Vecchio continente ». Trovarono un impiego a Roma, quartiere Parioli, presso una stilista di fama. Autista lui, colf la moglie. «Dopo tre anni di vita lontani da mamma e papà – afferma – finalmente anche io e mia sorella raggiungemmo l’Italia». Andres aveva 11 anni, fece le scuole medie, il liceo e ora studia all’Università Roma Tre.
Giurisprudenza, laurea programmata per settembre con una tesi sullo sviluppo delle piccole e medie imprese. Un tema molto italiano, per l’appunto. A soli 25 anni, il suo è un curriculum di studi d’eccellenza: corsi all’Ispi di Milano, all’Aesi di Roma, a Catania e l’Erasmus a Madrid. «Ecco – precisa – proprio l’anno in Spagna è stato il più complicato. Avevo il permesso di soggiorno di lungo periodo ma, in quanto non europeo, dopo tre mesi ho dovuto chiedere un visto come se arrivassi dall’Ecuador e non dal-l’Italia ». Molto complicato e lungo, Andres ha dovuto appellarsi a una serie di direttive europee sulla mobilità degli studenti. In autunno, quando sarà laureato, vorrebbe iniziare un master in Lussemburgo: «Non so se alla fine lo farò – dice – perché temo che l’incubo ritorni». Se la riforma fosse approvata e lo ius culturae riconosciuto, Andres – un’eccellenza della formazione italiana – non avrebbe di questi problemi.