Manifesti elettorali - Ansa
Ride la capolista Alice Sartori quando le si chiede: «Siete il partito di Sant’Egidio?». Nella lista di Demos che si presenta alle amministrative a Budrio, località della "bassa padana", in provincia di Bologna, 10mila elettori, di 12 candidati non c’è nessuno che venga dal movimento. Tutti, però, gli 8 uomini e le 4 donne si sono incontrati in parrocchia e hanno un passato in altre aggregazioni laicali della diocesi.
Qualcuno ha ricoperto anche incarichi di rilievo, tutti si danno da fare con il catechismo, l’accoglienza dei migranti, il volontariato con i disabili: «Puntiamo sull’autorevolezza personale, qua ci conoscono tutti, si fidano», dice Sartori.
È una novità assoluta per l’Emilia-Romagna: finora, non si è mai presentata una lista targata Demos, in nessuna delle tornate elettorali. Nel Bolognese non c’è mai stato nemmeno alcun candidato in altre liste.
Sentono la responsabilità dei precursori: hanno un’età media intorno ai 40 anni, famiglie numerose, attenzione al mondo. «Non ci siamo prestati ai dibattiti elettorali sull’immondizia», ripete più volte Sartori. Parla, invece, di ideali: di accoglienza, di solidarietà, di educazione.
Non usano mai l’aggettivo "cattolico". Dicono di rivolgersi in via privilegiata ai giovani, ai disamorati della politica. Parla di famiglia, la capolista, ma ci tiene a sottolineare che «non ci rivolgiamo solo a quella tradizionale». Nessun comizio in parrocchia: «Già in passato ci sono state candidature divisive, noi vogliamo unire», osserva.
Servono dai 400 agli 800 voti per un consigliere: un traguardo ambizioso, ma non impossibile, che dipenderà molto anche dall’esito della candidata a sindaco del centrosinistra, Debora Badiali.
Non puntano ai grandi numeri, ma a una rappresentanza politica: sono nati a livello locale nel 2019. Rimasero folgorati dalla testimonianza dell’ex sindaco di Lampedusa Pietro Bartolo, oggi parlamentare europeo di Demos, che fu invitato a parlare in parrocchia. Da allora, hanno sentito l’esigenza di costituire una sezione del partito, per ribadire il ruolo fondamentale di rappresentanza dei corpi intermedi. Qualcuno di loro aveva già militato nel Pd, ma lamentando poca autonomia.
Si sa che, in Emilia-Romagna, i cattolici annaspano dentro ai partiti: sia a destra, sia a sinistra. Anche se nel 2021, per il Comune di Bologna, sono stati 7/8 i candidati cattolici eletti in Consiglio: alcuni "non dichiarati", altri che ne hanno fatto un tratto distintivo.
Da tempo, come aveva denunciato il professor Stefano Zamagni dopo le regionali del 2020, erano condannati all’irrilevanza, schiacciati dagli ingranaggi interni della politica partitica. Ma le comunali di un anno fa hanno segnato un cambio di passo: i consiglieri collaborano trasversalmente su battaglie comuni e sono stati, più o meno apertamente, sostenuti da alcuni movimenti di ispirazione cattolica locali, che continuano a collaborare tra loro sul territorio come mai prima d’ora e a tenere d’occhio il loro operato.
Ecco perché l’esperienza di Demos a Budrio potrebbe non essere solo l’apposizione di una bandierina, ma un’esperienza pilota nella terra "rossa" per eccellenza, che è anche la regione che il governatore Bonaccini ama definire «la più accogliente d’Italia».