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«Voglio esprimere la mia solidarietà totale e la mia grande ammirazione per l’operato dei volontari della Croce Rossa Italiana in favore dei migranti». Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres ha accolto così a New York Francesco Rocca, vicepresidente della Federazione della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa internazionale, oltre che presidente della Croce Rossa Italiana. Rocca è arrivato nel Palazzo di Vetro anche per descrivere quale sia la situazione dei migranti nel Mediterraneo.
Cosa ha detto a Guterres?
Ho voluto esprimere tutta la nostra preoccupazione per quello che sta accadendo, in particolare dopo l’appropriazione da parte della Guardia costiera libica di 70 miglia marittime (la cosiddetta zona di ricerca e soccorso stabilita al tempo di Gheddafi, ndr), dove sono comprese anche le acque internazionali. In pratica le navi delle Ong e la guardia costiera italiana non possono più intervenire in uno dei luoghi in cui si verifica il più grande numero di tragedie con il risultato che ci saranno più morti e aumenterà costo dei viaggi.
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Questa decisione, con il tacito consenso di Bruxelles, quali appigli giuridici trova?
Nessuno. Migliaia di persone verranno riportate in una zona di guerra contro ogni regola del diritto internazionale. Questo non va dimenticato. I migranti che giungono attraverso la Libia, anche se non sono cittadini di quel Paese, sono comunque persone che scappano da una zona di guerra e il diritto internazionale impone di occuparsi di loro nella condizione di esseri umani che si lasciano alle spalle una zona di conflitto.
Però c’è il caso della Turchia, a cui di fatto è stato appaltato a suon di miliardi di euro il controllo delle frontiere esterne e l’assistenza dei profughi siriani.
Difatti quello è un precedente che abbiamo più volte condannato. Perché sono stati calpestati i diritti umani e le norme internazionali. Che i siriani siano profughi di guerra non c’è alcun dubbio, e i Paesi europei hanno sottoscritto tutte le convenzioni internazionali in materia di protezione umanitaria.
Croce Rossa e organizzazioni non governative sono passate dall’essere definite eroiche al venire accusate di fare l’occhiolino agli scafisti. Al Palazzo di Vetro come viene percepita questa inversione anche culturale?
Uno degli aspetti affrontati con Guterres è stato proprio il processo di criminalizzazione delle organizzazioni umanitarie, che si occupano solo di salvare vite umane. La preoccupazione per questa operazione culturale e politica è stata condivisa, così come mi sono sentito in dovere di ribadire, e su questo Guterres si è mostrato d’accordo, che queste scelte e questo clima si devono anche alle mancanze dell’Unione Europea, che ha di fatto abbandonato l’Italia.
Cosa potrà fare l’Onu e in che modo la Croce Rossa e la Mezza Luna Rossa posso intervenire?
Il segretario generale mi ha ribadito il suo impegno per la Libia, affinché sia assicurata la presenza umanitaria. Guterres si sta spendendo per l’accesso nei centri di detenzione dove i migranti vengono rinchiusi e per garantire il rispetto dei diritti fondamentali. Ovviamente non sarà semplice, ma ci aspettiamo che le Nazioni Unite e la Comunità internazionale si mobilitino. Non si possono abbandonare migliaia di persone in luoghi in cui molto spesso non sono garantiti neanche i minimi standard umanitari.