Il premier Draghi ha incontrato i giornalisti prima della pausa estiva - Ansa
Mario Draghi tira le somme dei quasi 6 mesi del suo governo. E lo fa con un occhio alle prospettive che si schiudono dopo le prossime «due settimane di vacanza». Proprio un rapido saluto prima della pausa estiva ai giornalisti che abitualmente seguono l'attività di Palazzo Chigi è l'occasione, per il presidente del Consiglio, per un primo bilancio del semestre, dopo l'assenza del giorno prima alla conferenza stampa sul Green pass. Inevitabile è la partenza dalla situazione del Covid: «Le cose per l'economia italiana vanno bene e si spera che vadano anche meglio. Agli italiani voglio dire: perché vadano meglio vaccinatevi e rispettate le regole», è questo l’appello al Paese che il premier affida ai cronisti assieme all'«augurio di buone vacanze a tutti gli italiani».
La difesa del reddito di cittadinanza.
Ma è sul reddito di cittadinanza, da sempre oggetto di attacchi soprattutto da parte di Renzi e di Salvini (e per questo strenuamente difeso invece dall'ex premier a 5 stelle Giuseppe Conte), che Draghi riserva la frase più incisiva, spiegando che «è troppo presto per dire se verrà riformato, ma il concetto che ne è alla base lo condivido in pieno». M5s incassa ed applaude.
«Più vaccini che in Francia, Germania e Usa».
Nel ribadire l'impegno totale per la ripresa della scuola in presenza, sulla «continuazione della campagna vaccinale ho detto che non voglio celebrare successi ma - va detto - l’Italia ha inoculato più dosi per 100 abitanti di Francia, Germania, Usa, occorre che questo sforzo continui», rivendica il presidente del Consiglio. E pensando al futuro Draghi ammette che sono tante le cose da fare: «Cosa temere di più nei mesi a venire? Dobbiamo essere sicuri di aver fatto di tutto per evitare che la pandemia si aggravi: che basti o no non lo sappiamo. Tutto viene fatto sulla base delle evidenze e dei dati di oggi. È una situazione fluida, dobbiamo essere in ogni istante sicuri di aver fatto tutto il possibile sulla base dei dati a nostra disposizione».
Le priorità dei prossimi mesi, lavoro in testa.
«Ieri ho ringraziato tutti i ministri per la determinazione avuta in questi sei mesi di governo per disegnare l’agenda e implementarla. Ora andiamo in vacanza - aggiunge l'ex presidente della Bce - tenendo presente che al rientro ci vuole la stessa determinazione, se non maggiore, per affrontare le sfide, i problemi, le risposte che dobbiamo dare a problemi urgenti e gravi». Insomma, l'Italia non deve «dimenticare i problemi che restano all’interno di questa crescita ora molto elevata: l’occupazione, le aziende in crisi, la riforma degli ammortizzatori sociali, la questione della sicurezza sul lavoro, l’agenda del Pnrr, la delega sul fisco, la legge sulla concorrenza: insomma, la lista è lunga».
La sicurezza sul lavoro.
Il premier, che in mattinata ha incontrato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, si è voluto soffermare su una questione che, ha sottolineato, «sta a cuore a tutti noi e a me in particolare: cercare di fare qualcosa per migliorare la situazione inaccettabile sul piano della sicurezza sul lavoro». E ha aggiunto: «Rivolgo un pensiero commosso e affettuoso a tutti coloro che volevano bene a Laila El Harim. Due mesi fa era capitato a Luana D'Orazio (altra operaia morta, ndr) e così via, ogni giorno. È stato fatto molto, ma occorre fare molto di più».
Il futuro del governo e di Draghi.
Non è mancato, infine, un accenno al destino della legislatura, attesa a febbraio dall'elezione del nuovo capo dello Stato. Draghi ha affermato che «il governo vive perché c’è il Parlamento che lo fa vivere e che legifera. L’orizzonte dell’esecutivo è nelle mani del Parlamento. Non posso esprimere orizzonti, vedute. Io sono qui, sono stato chiamato per fare questo e poi vedremo». E sulla dialettica interna alla maggioranza di governo, il premier ha sostenuto che «non ci sono lati scuri o lati chiari. I partiti guardano ai risultati come faccio io, non hanno in ente obiettivi diversi. Sembra strano dirlo, ma lavorano anche loro per il bene degli italiani. Non c’è» una contrapposizione, ha concluso con l'intento di sminuire il peso dato dalla stampa alla dialettica interna, secondo cui «chi lavora sono i buoni e gli altri no, si lavora tutti insieme».