L’uso dei messaggi su social e Internet durante la pandemia è al centro di numerose ricerche - .
La pandemia ha cambiato anche l’odio in rete. Soprattutto l’antisemitismo, che sta cambiando aspetto adeguandosi al nuovo secolo e ai social media. Non è più il tradizionale razzismo biologico, che prevede di sterminare le razze inferiori – rimasto triste esclusiva dei mai morti gruppi neonazisti – ma un razzismo culturale e pervasivo alimentato da teorie come complottiste al quale il coronavirus ha offerto il fianco. Una ricerca curata dall’Osservatorio Mediavox dal Centro di Ricerca sulle relazioni interculturali della Cattolica di Milano e sostenuta dall’Unar, l’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, ha esplorato in particolare l’odio antireligioso su twitter (Facebook non concede accesso ai dati). Si tratta di una indagine qualitativa analizzando 900 tweet utilizzati da un pubblico mediamente più colto di quello del social creato da Mark Zuckerberg. Mediavox ha analizzato il social tra marzo e maggio 2020. I 'cinguettii' italiani di odio erano il 16,3%.
Tre quarti erano riferiti al potere ebraico sulla finanza con l’accusa agli ebrei come singoli o collettività di avere il controllo della finanza mondiale, dei media, delle banche, dell’economia, del governo o di altre istituzioni e quindi di avere un ruolo anche nello sfruttamento del Covid-19. Il magnate George Soros è sempre citato come grande vecchio della politica mondiale, sostituendo i Rothschild. Il 9% dei tweet aveva contenuti antisionisti e di odio verso Israele collegandolo alla pandemia e alla diffusione del virus. Sono risultati invece minoritari i tweet legati alle forme di odio antisemita tradizionali come il negazionismo della Shoah, l’inferiorità della 'razza' ebraica e l’antigiudaismo. Va ricordato che l ’ hate speech ha assunto molta rilevanza anche in Italia in campo politico e sociale negli ultimi 4 anni con l’ampliarsi dell’influenza dell’'infosfera' e attraverso l’enorme diffusione dei social media. Dalla campagna britannica per la Brexit e poi da quella per le presidenziali statunitensi che hanno portato Trump alla Casa Bianca l’odio online è stato sdoganato come forma di propaganda ed è usato nella lotta politica. In Italia la conflittualità sociale legata alla presenza delle diverse identità religiose è minore che altrove.
Ma, come concludeva la relazione finale della Commissione Jo Cox sull’intolleranza e il razzismo della Camera del 2017, c’è una accettazione troppo lenta del pluralismo confessionale e religioso. Inoltre la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, deve girare con la scorta e nel trimestre ottobredicembre 2019 l’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Cdec - centro di documentazione ebraica contemporanea - ha registrato 61 casi di antisemitismo contro i 42 del 2018 e i 39 del 2017. «In questo ambito – spiega Milena Santerini, direttrice di Mediavox – si è sviluppata la riflessione sull’odio riferito a presunti motivi religiosi. Fenomeni come questi apparentemente assumono la caratteristica di ostilità verso una religione. In realtà non è facile distinguere il bersaglio dell’odio, dato che molti ebrei e musulmani possono non essere credenti o praticanti, ma vengono colpiti per quello che rappresentano. Altre ricerche hanno analizzato l’odio su twitter, ma ho trovato i risultati poco convincenti perché esaminano solo linguaggi più aggressivi e volgari. Quelli sono la punta di un iceberg».
Cambia in sostanza il capro espiatorio. L’islamofobia ha raggiunto il culmine durante la crisi finanziaria, dopo gli attentati terroristici e la crisi degli sbarchi dei migranti del 2015-2018. Con la pandemia, dice lo studio, si è acutizzato su twitter l’antisemitismo che collegava Israele e gli ebrei al virus. «In Italia – conclude Santerini –l’odio online legato al Covid riemerge non tanto per alludere a una cospirazione ebraica che volutamente diffonde il virus, quanto per denigrare il mondo ebraico attribuendogli il suo sfruttamento economico o politico». Il problema non è solo italiano. Gli esiti almeno in parte coincidono con la ricerca curata dall’università di Oxford secondo cui il 20% degli inglesi credono che il virus sia stato creato dagli ebrei per sfruttamento economico.