Vecchie mafie e nuovi clan si spartiscono Roma, terreno di conquista della criminalità organizzata. Quella conosciuta e presente storicamente nel territorio nazionale (Cosa nostra, 'Ndrangheta e Camorra), e quella più recente, autoctona o anche straniera. È la fotografia scattata dalla Direzione investigativa antimafia nella relazione semestrale presentata questa mattina.
«Gli esiti investigativi e giudiziari degli ultimi anni continuano a dar conto di una realtà particolarmente complessa sotto il profilo delle infiltrazioni criminali - si legge nella relazione -, che vedono all'opera qualificate proiezioni delle organizzazioni di tipo mafioso italiane (siciliane, calabresi e campane in primis), che sono riuscite agevolmente ad adattarsi alle caratteristiche socio-economiche del territorio di elezione».
Per gli investigatori della Dia le compagini criminali «sanno perfettamente intersecare i propri interessi non solo con i sodalizi di matrice straniera ma, anche, con le formazioni delinquenziali autoctone che, pur diverse tra loro in termini di modello strutturale e di azione connessa all'esercizio del potere criminale, hanno adottato il modello organizzativo ed operativo di tipo mafioso, per acquisire sempre più spazi nell'ambiente territoriale di riferimento».
Nella relazione si fa riferimento al clan Casamonica come espressione modello di tale sodalizio che trova nelle «condotte usuraie ed estorsive, i reati contro la persona, i traffici di droga ed il reimpiego di capitali illeciti» le attività tipiche di questa complessa piattaforma criminale.