Tensione alle stelle nel governo. Salvini e Conte discutono (Ansa)
La tregua offerta da Luigi Di Maio non passa: «Io faccio un passo indietro sulla famiglia, tu sulla sicurezza», è stata l’ultima proposta del leader M5s. Rispedita al mittente da Matteo Salvini, che invece sul "suo" decreto pressa con un obiettivo politico chiaro: costringere M5s, prima del voto, a dirgli «no» su un tema sensibilissimo sul quale continuano a giocarsi fette di consenso. È un martellamento, quello del leader della Lega, che inizia di buon mattino e finisce a tarda sera. Ed è fatto di note informali del Viminale, dirette Facebook, comizi. Tutto per dire che «il testo è pronto, è stato limato, può andare in Cdm subito».
Dopo alcuni giorni, il match di "wrestling" tra M5s e Lega cambia di nuovo l’inerzia. Adesso è il leader del Carroccio a mettere all’angolo l’omologo del Movimento. Vengono spuntati alcuni dei rilievi avanzati preventivamente dal Quirinale – almeno stando a quello che ha riferito Palazzo Chigi negli ultimi giorni –, vengono tolte le maximulte per "salvataggio di vite". Insomma si cerca di rendere il decreto-sicurezza bis più "potabile".
Da Palazzo Chigi e dal Movimento però la risposta è sempre la stessa. «Il Colle ha fatto obiezioni...». Luigi Di Maio ironizza: «Salvini ha litigato con l’Europa, con il Papa, ora ci manca Mattarella...». Ma questa strategia fa crescere ora per ora le voci circa un imminente incontro tra il premier Giuseppe Conte e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un incontro che, stando alle fonti M5s, dovrebbe servire a dirimere – o confermare – le ombre sul testo di Salvini. Insomma il Movimento cerca l’"ombrello" del Quirinale.
Ma l’incontro Conte-Mattarella, previsto per oggi martedì, non c’è stato. Ad un certo punto le agenzie battono un avvistamento del premier al Quirinale, però smentito. L’incontro potrebbe esserci oggi, forse. È tutto un punto interrogativo. Ma pare poco probabile che Mattarella, a circa 100 ore dall’apertura delle urne, faccia da parafulmine ad una questione interna alla maggioranza, prendendo le parti di qualcuno contro qualcun’altro.
Di fronte a questo pressing, i comunicatori M5s ci mettono un po’ a trovare una linea difensiva. «Alla fine se questo testo è stato svuotato, a che serve?», dicono dal Movimento. «Nessuno svuotamento, ci sono tutti i capitoli, anche i migranti», risponde Salvini. Allora il Movimento va nel dettaglio: «Sui rimpatri due milioni sono pochi – dice Di Maio –, Salvini non ci costringa ad intervenire noi, altrimenti dice che sconfiniamo...». Sullo sfondo il caso di Mirandola, dove un giovane immigrato irregolare ha incendiato la caserma della Polizia municipale causando due morti. Alla fine Conte cercherà di evitare «decreti elettorali». E quindi niente Cdm prima del voto. Una decisione che non farebbe scricchiolare la sua poltrona, dice convinto. «Non mi sento sfiduciato dalla Lega», rassicura il premier. E i ministri M5s in coro lo blindano per il dopovoto: «Ingiustificato attaccarlo».
Dal punto di vista tecnico, il decreto arrivato alla quarta bozza cancella la misura più discussa, di multe alle navi per ogni migrante salvato in mare. La prima versione scritta dai tecnici del Viminale su input del ministro dell’Interno prevedeva addirittura la sanzione del pagamento di una somma da 3.500 a 5.500 euro per ogni migrante. Il nuovo articolo 2 si limita a prevedere sanzioni di una somma da 10mila a 50mila euro al comandante che viola il «divieto di ingresso, transito o sosta in acque italiane». Si applica anche la confisca dell’imbarcazione.
Altro punto limato è quello che mette in capo al ministero dell’Interno il potere di limitare o vietare l’ingresso di navi in acque territoriali per motivi di sicurezza pubblica, informando i ministeri di Trasporti e Difesa. Nella formulazione precedente si interveniva modificando il Codice della navigazione, ora si inserisce un comma al Testo unico sull’immigrazione. Inalterato il resto, compreso il Fondo per i rimpatri da 2 milioni di euro per il 2019.