mercoledì 12 maggio 2021
Il segretario detta la linea: «Serve un passo avanti di civiltà, non ci sono le condizioni per un terzo passaggio». Ma da Marcucci a Valente, da Fedeli a Collina diversi chiedono modifiche
Enrico Letta

Enrico Letta - Ansa

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Il Pd va in fibrillazione sul ddl Zan. Da una parte chi, come Enrico Letta, lo vuole «approvare così com’è». dall’altra chi, pur condividendone la ratio, vuole fare delle modifiche. Sulla prima trincea si è schierato ieri il segretario, perché «non ci sono più le condizioni politiche per un terzo passaggio», ha detto aprendo l’assemblea dei senatori.

Tante la variabili in gioco che sono emerse nel dibattito e che hanno creato tensioni tra i democrat. Riguardano il bicameralismo (ricordato ieri in un’intervista ad Avvenire dal giurista e già Guardasigilli Giovanni Maria Flick), la prospettiva che il ddl non diventi legge entro la legislatura, la libertà di coscienza e il possibile ricorso al voto segreto, che la tutela. Ma che allo stesso tempo può esporre a a sorprese, rischiando di mettere a dura prova la linea del partito su un tema "bandiera".

Diversi senatori dem – da Andrea Marcucci a Valeria Fedeli passando per Stefano Collina, Mino Taricco e Valeria Valente – hanno spinto per modifiche in modo da arrivare a un testo più condiviso. Valente ha ricordato come gli emendamenti dal lei suggeriti non siano stati raccolti. «Abbiamo deciso di ampliare la fattispecie di reato della legge Mancino. L’identità di genere rischia di essere poco applicabile, era meglio specificare "identità sessuale"», ha sottolineato. «Dovevamo lasciare fuori la violenza sulle donne che ha altre motivazioni. Vogliamo portare a casa la legge, ma sapendo che esiste il voto segreto, vorrei sapere come si fa?», ha aggiunto Fedeli. «Abbiamo il bicameralismo, un testo che viene approvato alla Camera non può essere immodificabile», ha ricordato Marcucci. Inoltre l’ex capogruppo a Palazzo Madama si è detto sì disposto anche a votare così come è il ddl, «con tutti i suoi limiti e con tutti gli errori commessi». Il Pd, però, non può partecipare «alla denigrazione di chi ha opinioni diverse in merito». Per il "sì subito" si schierano Francesco Verducci, Barbara Pollastrini, Luigi Zanda e Monica Cirinnà. E Letta riceve il plauso della senatrice del M5s Alessandra Maiorino.

Nel suo intervento il segretario aveva premesso: «Sarò il segretario più rispettoso della storia del Pd sulla pluralità di idee e posizioni e vedo qui unità di impianto». Ma «l’Italia deve fare un passo avanti di civiltà». E «con il ddl Zan può farlo». Letta ha parlato di una discussione interna «seria e legittima», mentre «fuori il dibattito si è radicalizzato non per colpa nostra». E infine ha invitato il Pd a non farsi «mettere i piedi in testa da idee retrograde della Lega».

Ed è proprio ai rapporti con il compagno di viaggio in maggioranza che molti attribuiscono la perentorietà della mossa. «Vuole spaccare la maggioranza, alla faccia dell’emergenza, per poi fare una partita tutta di sinistra per il Quirinale dove la sua presenza è indispensabile», l’analisi del forzista Lucio Malan. Nelle divisioni del Pd mette il dito anche Licia Ronzulli che ricorda come Fi abbia presentato un suo ddl (come anche la Lega) in modo da superare quello Zan, «perché una cattiva legge non è mai una soluzione, come sostiene anche parte del Pd». Riferimento che non va giù a Simona Malpezzi: «Quella tra noi è una discussione interna a un campo di valori ben preciso, non ha nulla a che fare con il centrodestra», lo stop della capogruppo dem. La discussione comunque, assicura, «è solo all’inizio», ci saranno altre riunioni del gruppo con Letta.

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