martedì 20 luglio 2021
L’urlo «Un altro mondo è possibile», poi la realtà fatta di provocazioni e guerriglia. Ancora oggi, sui limiti del movimento e sulla reazione sproporzionata delle istituzioni, dibattito aperto
La violenza dei manifestanti nel luglio 2001 nel corso del G8 di Genova

La violenza dei manifestanti nel luglio 2001 nel corso del G8 di Genova - Ansa

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«Un altro mondo è possibile», urlavano nel luglio del 2001 i contestatori accorsi a Genova da mezza Europa per manifestare contro il vertice dei capi di governo del G8. Un arcipelago di forze diverse si era dato appuntamento sotto le insegne del Genoa Social Forum, coordinamento di oltre mille associazioni tra cui molte del mondo cattolico, per rilanciare le ragioni di una globalizzazione più equa, sostenibile, a misura d’uomo.

Ma quel mondo che volevano cambiare in quei giorni, dal 19 al 21 luglio, si rivelò peggiore delle loro stesse aspirazioni e aspettative. Per i limiti stessi del movimento, che lanciò parole d’ordine inutilmente bellicose e non seppe isolare le sue frange estreme, minoritarie ma violente. E soprattutto per la reazione sproporzionata delle istituzioni che reagirono con cariche indiscriminate, spedizioni punitive, vessazioni e torture dei fermati prima e dopo l’episodio più drammatico: l’uccisione del 23enne Carlo Giuliani da parte di un giovane carabiniere di leva, Mario Placanica, rimasto bloccato in una jeep durante gli scontri. Le immagini di quei giorni, con decine di barelle che entravano negli ospedali, le fratture e i volti tumefatti dei manifestanti, diventarono un caso internazionale. Si parlò di «macelleria messicana» e le forze dell’ordine sembrarono aver dilapidato in pochi giorni il patrimonio di credibilità acquisito nella lotta al terrorismo e alla mafia. Vent’anni dopo, il G8 di Genova è un ricordo lontano. Ma resta una ferita viva specialmente per coloro che ne sono stati testimoni, come chi scrive. La carica di violenza di quelle giornate fu uno spartiacque e un un brusco risveglio per un Paese inquieto e diviso, ma che pareva pacificato. E fu anche un’occasione mancata per una riflessione collettiva sui temi posti dai no global, che si rivelarono magari velleitari nelle proposte ma profetici nell’anticipare le contraddizioni di quel tipo di sviluppo economico.

Diversamente global

Nel mirino c’era l’impianto liberista e la deriva iperfinanziaria della globalizzazione, quell’«economia del casinò», come fu definita, che poi crollò nel 2008 con la crisi dei subprime. La Tobix tax e le critiche allo strapotere delle multinazionali hanno trovato di recente una implicita convalida con l’accordo sulla tassazione minima al 15% dei gruppi globali. La polemica contro istituzioni come il Fmi, accusate di imporre sacrifici ai Paesi in difficoltà per beneficiare degli aiuti, è diventata un ritornello pop ai tempi della crisi greca. In anticipo sui tempi anche le istanze sulla difesa dell’ambiente, la richiesta di bypassare i brevetti sui medicinali da parte dei Paesi poveri, riattualizzata ora dalla pandemia Covid, la centralità del tema dell’immigrazione. «Solo vado con la mia pena, sola va la mia condanna, correre è il mio destino », cantava Manu Chao nella sua hit “Clandestino”, concludendo la marcia per i diritti dei migranti. Era il 19 luglio.

Manifestanti nel luglio 2001 nel corso del G8 di Genova

Manifestanti nel luglio 2001 nel corso del G8 di Genova - Omaggio AGi

Alla carica

Nei giorni precedenti il centro storico di Genova viene trasformato una fortezza, chiuso da grate di ferro e cumuli di container. Si attende l’arrivo a Palazzo Ducale dei capi di governo del G8. George W. Bush da pochi mesi è alla Casa Bianca. Il padrone di casa è Silvio Berlusconi. Vicepremier è Gianfranco Fini, presente negli uffici della questura nel giorno degli scontri più duri. Ministro degli Interni Claudio Scajola. La mattina del 20 luglio Genova è invasa dai manifestanti, qua e là spuntano e svaniscono i gruppuscoli dei black bloc, dietro di loro lasciano auto incendiate e bancomat distrutti. Le forze dell’ordine non intervengono. Nel pomeriggio è convocata la manifestazione dei Cobas e dei “disobbedienti”. Il corteo è regolarmente autorizzato ed è lontano dalla zona proibita. A sorpresa però in via Tolemaide i carabineri lanciano una violenta carica. La testa del corteo viene travolta e i manifestanti fuggono nelle strade adiacenti. Ed è li che si scatenano gli scontri, con i blindati a tutta velocità e i manifestanti che reagiscono a sassate e si fanno scudo con i cassonetti dell’immondizia.

Ed è lì che poco più tardi, in piazza Alimonda, un proiettile alla testa uccide Giuliani. Placanica, finito sotto accusa per omicidio, sarà poi assolto per legittima difesa.

Una delle foto simbolo degli scontri del G8 di Genova del 2001: una pistola spunta da una camionetta dei carabinieri

Una delle foto simbolo degli scontri del G8 di Genova del 2001: una pistola spunta da una camionetta dei carabinieri - Ansa

Il 21 luglio, sabato, la grande manifestazione conclusiva. Stavolta è la polizia a lanciare le cariche alla caccia dei black bloc. Ma manganellate e arresti sono indiscriminati. La sera il G8 finisce, ma il peggio deve arrivare. Poco prima di mezzanotte la polizia irrompe alla scuola Diaz, usata come alloggio dai manifestanti. Gli ospiti stanno andando a dormire. Il bilancio è drammatico: sangue ovunque, 63 no global all’ospedale con le ossa rotte. I poliziotti sostengono di aver ritrovato due molotov alla Diaz: ma è un falso, secondo la sentenza che ne condannò i vertici.

Per le violenze alla scuola invece le responsabilità penali sono rimaste inaccertate. Le 25 condanne inflitte in appello non hanno superato il vaglio della Cassazione per la difficoltà di individuare le responsabilità individuali e perché il reato di lesioni è andato prescritto, mentre quello di tortura non era ancora contemplato (lo sarà dal 2017). Epilogo analogo per le violenze sui fermati alla caserma di Bolzaneto. A 15 anni dai fatti la Corte europea dei Diritti dell’uomo e quella di Strasburgo hanno condannato l’Italia a risarcire le vittime della Diaz e di Bolzaneto, qualificando come torture le azioni commesse dalle forze dell’ordine.

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