Ansa
Sono ore di febbrili negoziati che possono fare la differenza tra una crisi al buio, una "crisi pilotata" e una ripresa del cammino del governo e della maggioranza in carica attraverso un rimpasto.
Matteo Renzi tiene sul tavolo la minaccia del ritiro delle due ministre di Italia Viva, il premier Giuseppe Conte medita su un possibile punto di caduta per evitare il deragliamento dell'attuale esecutivo. Si rincorrono voci di un possibile vertice tra i leader, che tuttavia arriverebbe solo in presenza di un pre-accordo. Si cerca, soprattutto, di prendere tempo rispetto ad una eventuale "conta" al Senato.
Vari sono gli scenari aperti, fermo restando che il pallino di una crisi "formale" passerebbe nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Un Conte ter con rimpasto e "leader" nel governo
La via negoziale che si sta perseguendo in questo momento è quello di un rimpasto e di un accordo complessivo su Recovery fund, Mes e Servizi segreti, nodi che oggi vedono distanti i partiti di maggioranza. Un Conte-ter dovrebbe comunque nascere da passaggi formali in Parlamento e al Colle. Nella squadra di governo entrerebbero i capipartito o persone di loro stretta fiducia, per rafforzare il profilo politico del governo. In questo schema ci sarebbe anche l'ipotesi di due vicepremier, uno di M5s e uno del Pd.
Il Conte II-bis
E' uno degli scenari che si apre in caso di mancato accordo nell'attuale maggioranza. Conte andrebbe in Senato cercando voti alternativi alla folta pattuglia renziana, provando quindi ad andare avanti con l'attuale governo sostenuto però da un gruppo di "responsabili" e non da Italia Viva.
Un premier tecnico o istituzionale "allargando" la maggioranza
In caso di rottura tra Renzi e Conte, non si esclude che la stessa maggioranza, allargata ad alcune componenti "moderate", dia il via libera ad un governo di natura tecnica o istituzionale.
Un nuovo premier politico con la stessa maggioranza
Nemmeno è da escludere che la stessa maggioranza che ora sostiene Conte possa poi ritrovarsi intorno ad un nuovo premier politico, espresso da M5s o dal Pd.
Unità nazionale e ipotesi-Draghi
L'apertura di una crisi formale e non "pilotata" da un pre-accordo tra le forze politiche potrebbe condurre alla nascita di un esecutivo del Presidente o di responsabilità nazionale che possa unire buona parte dell'attuale maggioranza e parte anche delle opposizioni (anche attraverso il meccanismo della "non ostilità"). In questo contesto, il nome-chiave è quello di Mario Draghi, ex governatore della Banca centrale europea, ammesso che sia disponibile.
Va ricordato che dal primo luglio scatta il semestre bianco che precede la nomina del nuovo presidente della Repubblica, finestra in cui non è possibile sciogliere le Camere e andare a votare. Quindi resta in piedi, di fronte ad una "crisi al buio", anche l'ipotesi di urne anticipate nel primo semestre del 2021.