Cefalù in un'immagine ai tempi del lockdown - Ansa
La Sicilia è stata dichiarata zona gialla. La decisione della cabina di regia del ministero della Salute diventerà operativa da lunedì. «Ho appena firmato una nuova ordinanza che porta la Sicilia in zona gialla. È la conferma che il virus non è ancora sconfitto e che la priorità è continuare ad investire sulla campagna di vaccinazione e sui comportamenti prudenti e corretti di ciascuno di noi», ha annunciato il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Immediata la reazione del presidente della Regione, Nello Musumeci, con una nota: «La zona gialla in Sicilia, decisa dal ministro della Salute, non coglie di sorpresa nessuno. È, purtroppo, il risultato del fatto che nell’isola, negli ultimi mesi, da un lato si è verificata un’intensa propaganda contro il vaccino, dall’altro è arrivato un ingente flusso di turisti, per la fortuna dei nostri operatori, direi. Non cambia molto col "giallo", ma il passaggio di colore deve suonare come un campanello d’allarme».
Cerchiamo di capire come mai l'isola è tornata in giallo.
I numeri con cui la regione aveva già sfiorato le restrizioni cromatiche la settimana scorsa ora sono inoppugnabili e hanno provocato il cambiamento che, tuttavia, potrebbe portare a poco o nulla, se non prevarrà il senso di responsabilità nelle vaccinazioni e nei comportamenti. I dati comunicati dalla Regione e messi sotto osservazione dai tecnici del ministero lasciano poco spazio di manovra, con tutti gli indicatori oltre la soglia.
La Sicilia ha un tasso di occupazione delle terapie intensive del 12,1% (il limite è del 10%) mentre i ricoveri ordinari sono al 19,4 per cento e hanno superato il tetto fissato del 15%. Otto ricoverati su dieci non sono vaccinati. Oltretutto, l’incidenza a sette giorni – dal 20 al 26 agosto – è la più alta d’Italia con più di 200 casi ogni 100mila abitanti. Ma, più del presente, è il futuro che preoccupa, in vista di una possibile escalation che potrebbe portare l’isola a un crescendo di contagi e ricoveri che spalancherebbero la porta di sofferenze, con ulteriori inasprimenti e restrizioni.
Perché siamo arrivati a questo?
Una plausibile risposta sta nella combinazione fra i tanti turisti che arrivano e i troppi siciliani che non si vaccinano, essendo gli immunizzati con doppia somministrazione, a livello regionale, meno del sessanta per cento. Le dosi ci sono, gli open day senza prenotazioni pure, gli hub restano sempre aperti e ci si può vaccinare in farmacia o dal medico di famiglia. Ma a una tale abbondanza di occasioni non corrisponde una reciproca spinta alle vaccinazioni. Completano il quadro gli assembramenti vacanzieri, le feste e le località balneari affollate, con scarsissime precauzioni.
«La Sicilia è stata invasa dal flusso di turisti arrivati da ogni parte d’Italia e del mondo – ha detto l’assessore alla Salute, Ruggero Razza – e, quindi, paghiamo l’effetto di una grande circolazione del virus ma abbiamo il dovere di chiedere a quella percentuale di cittadini siciliani che non ha fatto il vaccino, di fare come la maggioranza, perché la minoranza non può consentire né consentirsi di decidere le sorti di tutti gli altri siciliani». Lo stesso Razza, successivamente, ha chiesto al governo nazionale di «mettere all’ordine del giorno la questione dell’obbligo vaccinale. Abbiamo raggiunto il 70 per cento di prime vaccinazioni – ha detto – con un ritardo rispetto al resto del Paese».
Le ordinanze regionali e le regole, introdotte a pioggia, non sono mancate. Però, in assenza di controlli e di attenzione, si sono ridotte a inefficaci declamazioni. La zona gialla rende obbligatorie le mascherine anche all’aperto, prevede il limite di quattro commensali per i ristoranti, con una deroga per i conviventi. Intanto, i dati dell’ultimo bollettino quotidiano rimangono sconfortanti per la Sicilia. Ieri, venerdì, sono stati comunicati 1.681 positivi. Le vittime sono state 11. E sono 6.285 siciliani che hanno perso la vita dall’inizio della pandemia.