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I ripetuti attacchi dimostrativi a sostegno di Alfredo Cospito costringono Palazzo Chigi a rivedere la lista delle priorità e già nel Cdm di ieri sera Giorgia Meloni ha preteso un’informativa sul caso dai ministri della Giustizia, degli Interni e degli Esteri (che stamani terranno una conferenza stampa), per poi confermare fin da subito la linea del carcere duro. Nel frattempo l’anarchico abruzzese, detenuto al 41-bis e da oltre tre mesi in sciopero della fame, è stato trasferito da Sassari al penitenziario milanese di Opera. La decisione è arriva-ta dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), che ne ha disposto il ricovero nel padiglione del Servizio assistenza intensificata della struttura. Una scelta obbligata per il legale, Flavio Rossi Albertini, «in considerazione del suo stato di salute» e visto il «rischio fibrillazione» a cui domenica ha fatto riferimento il medico di fiducia, Angelica Milia.
Il leader insurrezionalista sarà costantemente monitorato e continuerà a ricevere integratori per mitigare gli effetti dell’astinenza dal cibo. Questo perché «la tutela della salute di ogni detenuto – come ha scritto il Guardasigilli Carlo Nordio in una nota seguita al trasferimento – costituisce un’assoluta priorità». Prima di aggiungere, a sera, che «per la parte di propria competenza» non intende revocare il regime del 41-bis.
In ogni caso, però, proseguirà lo sciopero della fame: «Su questo non c'è alcun dubbio – ha chiarito Rossi Albertini –, è determinatissimo e se vogliono il martire, lo avranno». Il destino di Cospito è ora legato a doppio filo alle scelte di Nordio e a quelle dei giudici della Cassazione. Il primo dovrà rispondere entro il 12 febbraio all'istanza di revoca del 41-bis presentata dal suo avvocato. Mentre il 7 marzo è attesa la decisione della suprema Corte sul ricorso contro la conferma del regime di carcere duro per altri quattro anni disposta dal Tribunale di sorveglianza di Roma. Il 41-bis era stato firmato il 4 maggio scorso dall'allora ministra Marta Cartabia su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino e dopo che lo stesso Cospito aveva fatto pervenire dal carcere «documenti di esortazione alla prosecuzione della lotta armata di matrice anarco-insurrezionalista». Nell’istanza all’attenzione dei vertici di via Arenula si fa riferimento a «fatti nuovi » non «sottoposti alla cognizione del Tribunale di Sorveglianza» e alle motivazioni della sentenza con cui la Corte d’Assise di Roma ha assolto dall’accusa di associazione terroristica tutti gli imputati appartenenti a un centro sociale di Roma con cui Cospito ha avuto «confronti epistolari». Ad ogni modo la vicenda continua a infiammare il dibattito pubblico, ma nell’esecutivo, al momento, prevale la linea dellafermezza.Lohafattocapirechiaramente la stessa presidente del Consiglio, convinta«cheloStatonondebbafarsi intimidire da chi pensa di minacciare i suoifunzionari».Maancor piùduroèstato il titolare agli Interni, Matteo Piantedosi: «In questo caso il 41-bis è stato applicato a un personaggio di discreta perico-losità, condannatoinviadefinitivapergravissimi reati per i quali gli organi giudiziari hanno proposto» il regime di carcere duro. «Non entro
in discussioni se sia appropriato o meno – ha precisato –, ma le azioni degli anarchici, che non sottovalutiamo, non condizioneranno le nostre scelte future». Un concetto che il numero unodelViminalehaconfermatoancheal termine del Cdm.
Nella maggioranza il coro contro ogni ipotesi di trattativa è pressoché unanime. Per la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, «con le richieste fatte tramite proiettili e gli scontri di piazza non si può pensare che si possa aprire un confronto di dialogo o di discussione su un tema delicato come quello del 41bis». Mentre il vice di Nordio, Francesco Paolo Sisto, ha chiarito che non c’è alcun nesso tra le violenze e il trasferimento.
Sulla sponda opposta è stato Andrea Orlando, ex Guardasigilli dem, a chiedere di evitare «la morte di una persona », anche perché «creare un martire rafforzerebbe gli anarchici». Di «rispetto della salute e della dignità dei detenuti » come «principio indiscutibile», hanno invece scritto in una nota i capigruppo del M5s nelle commissioni Giustizia, pur condannando le «violenze e i vili attacchi» e ribadendo che il 41-bis «serve a impedire collegamenti con le organizzazioni di appartenenza» e che sul caso «spetta decidere alla Cassazione ». Per la senatrice dell’Alleanza Verdi- Sinistra Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, Cospito «non è un mafioso» e per lui il 41-bis «è un errore colossale». Solidarietà bipartisan, infine, per la deputata di Fdi, Chiara Colosimo, che ha ricevuto un messaggio intimidatorio per un post sui sul tema.