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La sospensione del Reddito di Cittadinanza per 160mila famiglie prevede, spiega l'Inps mentre infuriano polemiche e proteste, la possibilità di riottenerlo per coloro che verranno ripresi in carica dai servizi sociali dei comuni entro il 31 ottobre. Diversamente, occorre attivarsi per il Sostegno alla Formazione e Lavoro, in vigore dal primo settembre. Ecco cosa succede dopo l'era del Reddito di Cittadinanza e come Inps e governo cercano ora di garantire una transizione, alla luce del caos scatenatosi con gli sms mandati dall'Istituto di previdenza sociale.
COME CAMBIA IL RDC: il Reddito di Cittadinanza rimane fino a fine 2023 ma solo per le famiglie che, oltre a difficoltà di reddito, hanno minori, disabili o anziani e per quelle in cui è acclarato un forte disagio sociale con la presa in carico dei comuni. Dal primo gennaio 2024 si trasforma in Assegno di Inclusione. Scompare invece da agosto per i soggetti in grado di lavorare, che dal primo settembre potranno richiedere il Sostegno alla Formazione e Lavoro (Sfl) che ha l'obiettivo di favorire un percorso verso l'occupazione. Si tratta comunque di una stretta, che poterà un risparmio stimato sui 3 miliardi sui circa 8 spesi per il reddito.
LA SOSPENSIONE: sono 160mila le famiglie che beneficiavano del Reddito o delle Pensioni di cittadinanza e che hanno ricevuto il messaggino dell'Inps di sospensione del sussidio da agosto. L'ultima rata è arrivata il 27 luglio. Per chi ha ricevuto il messaggio, poche speranze di proroghe nonostante l'sms invitasse a rivolgersi ai Servizi sociali. Astrattamente il loro assegno potrebbe essere prolungato sino a fine anno, ma solo con la "presa in carico" da parte dei Comuni. Diversamente, la loro strada è quella del Sostegno formazione e lavoro.
IL NODO ASSEGNO UNICO: L'Inps ha ricordato che coloro che cessano la percezione del reddito di cittadinanza, e sono anche fruitori della quota integrativa dell'Assegno unico universale per i figli a carico, dovranno presentare domanda per continuare a percepire tale misura. L'istituto, avendo omesso il particolare negli sms inviati per la sospensione del Rdc, lo ha specificato ieri in un messaggio di chiarimento sulla fase di transizione verso l'assegno di inclusione.
CHI PUO' RIENTRARE, I NODI: è previsto che, chi ha perso il Rdc, possa rientrare se entro la fine di ottobre sarà preso in carico dai servizi sociali dei Comuni, tramite una comunicazione su una piattaforma chiamata GePi. Otterrà così il Reddito di Cittadinanza fino a tutto il 2023. La transizione non è però facile. L'associazione dei Comuni (l'Anci) parla di problemi tecnici, soprattutto nell'elenco dei nuclei familiari fragili. Ovvio che poi i tempi sono strettissimi per gestire in pieno agosto questo processo. A rientrare nel sussidio potrebbero essere persone con dipendenze, donne vittime di violenza, persone in carico ai servizi psichiatrici, i senza fissa dimora.
IL SOSTEGNO ALLA FORMAZIONE (SFL): prevede il pagamento di 350 euro per un massimo di 12 mesi per ogni singola persona che avvia il percorso verso il lavoro ed è decaduta dal Rdc. Quindi può essere pagato anche a più di un componente per famiglia. La domanda si può fare dal primo settembre. Spetta a chi si è già attivato per progetti utili alla collettività o percorsi di formazione, attraverso una piattaforma (la Siisl): ma questa piattaforma ancora non esiste anche se si punta ad attivarla in tempo utile. Il Sfl spetta anche a chi partecipa già ai programmi nazionali per la Garanzia Occupabilità Lavoratori.