«Il centro storico è già zona rossa e sarà rafforzato con la massima mobilitazione delle forze dell'ordine". Lo ha detto il sindaco di Roma,
Gianni Alemanno, intervenuto in merito alle eventuali manifestazioni studentesche che si svolgeranno la prossima settimana a Roma in occasione della votazione in Parlamento del Ddl Gelmini. Alemanno, che si è espresso subito dopo una riunione in questura assieme al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e al questore Francesco Tagliente, ha spiegato che "la questura e il prefetto hanno garantito la massima attenzione affinché il centro storico non venga più investito da incidenti o avvengano episodi come quelli della settimana scorsa. Si disporranno tutte le misure di ordine pubblico necessarie a tenere lontano dal centro le manifestazioni". Per il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, la proposta di estendere il Daspo (divieto di accedere a manifestazioni sportive) anche alle manifestazioni di piazza "è interessante" e potrebbe essereinserita da subito nel ddl sicurezza che ha iniziato l'iter al Senato. "Valuteremo - ha detto Maroni - se c'è una maggioranza che sostiene questa proposta".
Cortei, scontro governo-magistrati«Rispetto, ma non condivido». Non è piaciuta, a
Roberto Maroni, la decisione dei magistrati di scarcerare 24 dei giovani fermati per gli scontri di martedì a Roma, mentre era in corso il voto sulla fiducia. Ricorda le «decine di bombe» lanciate, parla di «gratuita violenza urbana », e aggiunge preoccupato: «Ora hanno la possibilità di reiterare le violenze», con chiaro riferimento a quella che poteva essere - a suo avviso - una motivazione per non disporle, quelle scarcerazioni. Maroni, riferendo al Senato, ha giudicato «oculata» la condotta delle forze di polizia, bollando come «illazioni false e offensive» la tesi secondo la quale vi sarebbero stati degli infiltrati. Il ministro dell’Interno non nasconde ora la preoccupazione in vista dell’approvazione, prevista per mercoledì, della riforma dell’università. E ricorda: «Nell’udienza di convalida è stato confermato l’arresto di tutti i fermati». A sostegno delle perplessità di Maroni arriva la decisione del Guardasigilli, Angelino Alfano, che incarica l’I- spettorato Generale di effettuare l’«accertamento urgente sulla conformità formale e sostanziale alle norme, del provvedimento disposto dall’Autorità Giudiziaria». Ma questa decisione alimenta un nuovo scontro con le toghe, che esprimono «preoccupazione » per l’iniziativa del Ministro della Giustizia. «Siamo di fronte a un’indebita interferenza nello svolgimento dell’attività giudiziaria che rischia di pregiudicare il regolare accertamento dei fatti e delle responsabilità dei singoli», affermano in una nota il presidente e il segretario dell’Anm, Luca Palamara e Giuseppe Cascini. «La nostra condanna degli episodi di violenza cui abbiamo assistito – aggiungono – è ferma e netta e l’Anm esprime solidarietà agli appartenenti alle Forze dell’ordine che sono rimasti feriti nello svolgimento delle loro funzioni. Ma abbiamo il dovere ricordare che alla magistratura è affidato il delicatissimo compito di accertare responsabilità individuali, di verificare la fondatezza delle accuse e di valutare la sussistenza dei presupposti per l’applicazione di misure cautelari, a partire dal fondamentali principio della assoluta eccezionalità della custodia in corso di processo». L’accusa, dunque, è di fare garantismo a corrente alternata. «Principi – polemizzano i magistrati – che sovente molti politici ci ricordano in occasione di inchieste che toccano la pubblica amministrazione e che troppo facilmente vengono dimenticati in altre occasioni». «Più che di indebita interferenza di Alfano, bisognerebbe parlare di indebita indulgenza della magistratura per le immediate scarcerazioni dopo i disordini di Roma» contrattacca Maurizio Gasparri. «Del resto a Torino andò anche peggio. La ragazza che lanciò il fumogeno a Bonanni, figlia di un magistrato, non subì nemmeno un processo per direttissima. Ma i magistrati – si chiede il capogruppo al Senato del Pdl – si rendono conto che dipende anche da loro mantenere l’ordine pubblico nelle nostre città?», conclude Gasparri, che parla anche di «palamarismo », come di una sindrome di cui sembrano essere affetti i magistrati. Ma stavolta anche gli avvocati si schierano a sostegno delle toghe, e contro la scelta del ministro di inviare gli ispettori: «Da sempre – rileva l’Unione Camere penali – conduciamo una battaglia in difesa della libertà della giurisdizione, messa in pericolo quando l’esercizio del potere d’ispezione è conseguenza unicamente del mancato gradimento della decisione e produce l’evidente effetto d’influire su accertamenti giudiziari in corso».