Nel luglio del 2020, quando ancora si moriva in tanti ed era "vietato" parlare di mutazioni, ha scritto l’e-book "Il virus è mutato" e il sottotitolo recita "dalla pandemia all’adattamento". Un anno dopo, con la variante Omicron, siamo arrivati dunque alla resa dei conti?
Sembra proprio di sì, del resto era una storia già scritta sui libri di genetica ed evoluzione virale – risponde Massimo Ciccozzi, esperto di filogenetica dell’Università Campus biomedico e uno degli scienziati italiani che hanno pubblicato più studi internazionali sul Covid 19 –. L’adattamento del Sars Cov 2 all’uomo è iniziato da tempo e con Omicron è diventato palese.
Quanto ci vorrà?
Dipende dalla pressione evolutiva che subisce il coronavirus e che lo costringe a mutare, quindi in gran parte dipende dalla barriera vaccinale e dal distanziamento. Più vaccini e mascherine, più rapidamente si selezioneranno ceppi che potrebbero avere caratteristiche di maggiore contagiosità e minor patogenicità e permettere al virus di diventare endemico. Ricordiamoci che l’evoluzione del virus avviene in natura anche senza questa pressione, ma le nostre contromisure sono in grado di accelerarla e orientarla, come è stato dimostrato dai nostri studi e da quelli di moltissimi colleghi ricercatori in tutto il mondo. Quindi non abbandoniamo questa linea maestra e non siamo impazienti: ricordiamoci cos’era la pandemia un anno fa...
Omicron fa più o meno male delle altre varianti?
La sintomatologia riscontrata nel mondo è diversa. Va detto che i meccanismi della patogenicità sono meno noti perché si indagano a livello clinico e interdisciplinare mentre la contagiosità si può "misurare" a livello genetico e con test di laboratorio su cellule, ma ci vogliono settimane. Omicron, ad esempio, è probabilmente più contagioso e ce lo dicono la biochimica e i modelli tridimensionali. In una ricerca che stiamo pubblicando, abbiamo individuato un maggior potenziale di membrana nelle mutazioni subite dalla Spike che permette più facilmente il legame tra il virus e il recettore umano Ace2 e abbiamo visto che questa mutazione stabilizza la proteina, quindi è un passo evolutivo importante. Normalmente, i coronavirus co-evolvono con noi, cioè si ricombinano con virus già presenti nell’organismo ospite, diversamente da altri tipi di virus; anche nel caso di Omicron ci sono segnali in tal senso che fanno parlare di un adattamento alla specie umana. Il virus non ha un’intelligenza, ma per effetto di leggi statistiche prevalgono le mutazioni che gli permettono di sopravvivere in una popolazione, anche a fronte di una pressione esterna. Quando la pressione è troppo forte, come sta avvenendo per effetto dei vaccini, le mutazioni accelerano e vanno in due direzioni possibili: l’adattamento e la trasformazione del "flagello" in una "influenza", oppure uno spillover, cioè il virus "salta" in un’altra specie, ma questo secondo passaggio sarà meno probabile. Tra le ipotesi sulla "nascita" della variante Omicron vi è anche quella che Delta sia passato in qualche animale dov’è diventato Omicron, per tornare poi nell’uomo, ma a me pare peregrina.
Perché?
Credo che Omicron possa esser derivato da mutazioni avvenute in un paziente immunocompromesso, nel cui corpo il coronavirus ha potuto mutare per mesi, "cercando" il proprio vantaggio evolutivo. Lo credo perchè ha un ramo dell’albero filogenetico più lungo e non c’è traccia di cluster con altre varianti, cioè si comporta come se fosse un virus "nuovo". Inoltre, sembra che contenga un frammento genetico di un coronavirus umano (HCOv229e), uno di quelli che albergano nel nostro corpo cagionandoci, al massimo, un raffreddore. Questo fenomeno si chiama coevoluzione: virus e ospite condividono una porzione di genoma ed evolvono insieme. Non è un fatto solo scientifico: trovare sequenze nucleotidiche identiche significa perfezionare i vaccini. Quindi Omicron si sarebbe evoluto dentro un corpo umano malato, operando tutte le mutazioni possibili e stabilizzando quelle evolutivamente più vantaggiose, perché più contagiose ma non letali. È già successo: a Brescia, dove si verificò un certo numero di mutazioni in un malato immunocompromesso.
Il virus sceglie come mutare?
No, il virus non è un organismo vivente e non ha un’intelligenza. Quello che succede è frutto della probabilità statistica: se metto una rete e ci verso sopra della sabbia, passano solo i granelli che hanno certe caratteristiche, sono loro a proseguire, a "sopravvivere", senza che per questo lo vogliano. La rete è data da vaccino e mascherina. Certo, è suggestivo pensare che la casualità abbia un’intelligenza ma non è così e forse è meglio, perché se l’avesse aggirerebbe meglio le nostre difese.
Perché se Omicron ha preso questa "buona" piega ci si ammala e si muore di più?
Innanzitutto, a colpire gli europei adesso è ancora la variante Delta e purtroppo, i pazienti colpiti in modo più severo sono i non vaccinati o chi ha una immunocompromissione. Per contro, con Antonello Maruotti, Giovanna Jona-Lasinio, Fabio Divino e Gianfranco Loviso abbiamo dimostrato che l’eccesso di mortalità che c’era in Lombardia nel 2020 è quasi svanito nella prima metà di quest’anno, con l’avvento della vaccinazione di massa.