martedì 28 maggio 2019
L’ex ministro degli Esteri: la Lega vada al tavolo con la Ue, la critica non basta più
L'ex commissario Ue Franco Frattini (Ansa)

L'ex commissario Ue Franco Frattini (Ansa)

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«Per chi ha vinto è l’ora della responsabilità, e di giocare la sua partita nella Ue». Pochi conoscono lo scenario europeo come Franco Frattini - oggi presidente del Collegio di garanzia del Coni - per due volte, a lungo, ministro degli Esteri con Silvio Berlusconi e, nel mezzo delle due esperienze alla Farnesina, Commissario Europeo. «Gli irrigidimenti - spiega - non servono né alla Ue né all’Italia. Chi vince deve saper trattare. Senza realizzazioni in linea con le attese, i grandi consensi, come abbiamo già visto, evaporano velocemente».

Che prospettive si aprono?

Sarebbe un grave errore rimproverare i cittadini per il voto espresso. Anche Salvini, ritengo, veda i vantaggi di avere una politica comune europea, ma se in Italia - come in Francia e in Gran Bretagna - il primo partito è quello che denuncia l’invadenza della Ue, bisogna interrogarsi.

L’Europa appare zoppicante sulle grandi visioni e primeggia sulle 'piccolezze'.

È proprio questo il tema. Nei 4 anni e mezzo che sono stato vicepresidente della Commissione ho dovuto tenere a freno tante iniziative, tipo quella relativa alle dimensioni della conchiglia che si può pescare o meno, che penalizza l’Italia, visto che le vongole del Portogallo sono molto più grandi. O il proposito di abolire l’ora legale, che non interessa i paesi nordici ma per noi è di grande importanza. Così poi accade che arrivano a Strasburgo rappresentanti scelti per puntare il dito contro questi eccessi. L’Europa ha fallito sul alcuni temi. Uno è la solidarietà, che penalizza il nostro Paese sull’immigrazione.

Tuttavia i campioni della non-solidarietà sono proprio i Paesi 'sovranisti'.

Ma la risposta sarebbe dovuta venire ben prima. Le questioni trascinatesi negli anni nei Consigli Europei hanno portato a questi risultati. La Ue è apparsa divisa sui temi economici, o sulla politica di Difesa. O la lotta al terrorismo, o la politica estera. Sul conflitto palestinese. La Commissione Juncker è stata una delle più deboli di sempre. Ha dato un’idea di austerità, salvo poi scoprire che ci sono state centinaia di migliaia di cittadini truffati dalle banche.

E ora che cosa potrebbe succedere a Strasburgo?

Bisogna che si mettano insieme il Ppe, il Pse e i liberal-democratici dell’Alde per aversi, si spera, una maggioranza risicata. Servirebbero anche i Verdi per una maggioranza stabile. Che mette insieme, però, il diavolo e l’acqua santa, visto che Verdi e Alde sono euro-federalisti mentre nel Ppe ci sono leader alla Orban sovranisti, o c’è la Csu di Weber che l’Europa federale la vede come il fumo negli occhi.

E l’alleanza popolar-populista sognata da Salvini?

Quella non è sul tavolo fra le ipotesi possibili.

Dunque Orban e Salvini sono condannati a stare separati, uno in maggioranza (con il Ppe) e uno fuori?

Lo scenario può essere anche un altro: non escludo maggioranze variabili sui diversi temi. Ad esempio sull’immigrazione c’è più sintonia con Ungheria, Polonia, Bulgaria e la Francia, piuttosto che con Svezia o Olanda. O si pensi ai valori giudaico-cristiani, che vedrebbero in maggioranza componenti laiciste contrarie, mentre altre - al di fuori -sarebbero favorevoli. Ma tutto ciò condannerebbe la nuova Commissione a una grande instabilità. Non a caso già si parla di prorogare la vecchia fino a dicembre.

Come se ne esce?

Se ne esce con leader politici responsabili.

Un’Europa a due velocità è una strada possibile?

Penso che sarà inevitabile.

E un’Italia a traino leghista non rischia di star fuori dal convoglio di testa?

Non penso. L’Italia è un Paese troppo importante. Non si può pensare che l’Italia, o la Francia restino fuori. Penso invece che le forze che hanno vinto siano chiamate a un enorme sforzo di responsabilità. Hai la bicicletta e devi pedalare: non ti puoi ritrovare fuori dal giro. La partita si gioca dall’interno, non si può solo criticare da fuori.

Ma i passi debbono essere reciproci...

È proprio così. Da parte dell’Europa, l’errore da non fare è di prenderci per il collo minacciando procedure di infrazione: la prossima volta i sovranisti crescerebbero ancora. Da parte dei sovranisti, l’errore invece sarebbe, come detto, quello di criticare solo. Per modificare il regolamento di Dublino sui migranti, ad esempio, bisogna impegnarsi, dall’interno.

Un ruolo importante potrà averlo Mattarella?

Ha acquisito grande credibilità internazionale, e ha tutti gli strumenti per continuare con discrezione a indirizzare l’azione del governo in modo equilibrato, continuando ad agire come ha fatto con tutti i governi, per il bene dell’Italia.

La Lega che partita potrà giocare?

Gli elettori non sono più attaccati, una volta e per sempre, al medesimo carro. Fra Lega e 5 Stelle hanno scelto chi fra i due mostra di poter condurre in porto i suoi propositi: se si abbassano le tasse e si fanno le infrastrutture, questo è un bene per l’Italia. Ora però devono saperlo fare, stando al tavolo, criticare non basterà.

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