giovedì 8 dicembre 2011
Dai bar sono scomparsi tutti coloro che erano collegati in qualche modo all’uomo. E non mancano coloro che si lamentano perché lo schieramento delle forze dell’ordine ha intralciato il traffico. Alcuni ragazzi: «La notizia del giorno? È morta la mia iguana».
La riscossa degli onesti di Maurizio Patriciello
Zagaria in manette: «Avete vinto voi»
COMMENTA E CONDIVIDI
«Ragazzi, possiamo parlare? Che mi dite della notizia del giorno?». I giovani fanno capannello davanti a uno dei tanti circoli sorti come funghi a Casapesenna. Unici luoghi di incontro. Si chiacchiera, si beve, si guarda la tv. Sorridono alla scontata domanda del cronista. Poi uno risponde. «La notizia del giorno è che è morto l’iguana…». No, non è uno dei soprannomi di Michele Zagaria, è proprio un animale esotico. E di questo i ragazzi stanno parlando. Forse incuriositi dalla nostra presenza vorrebbero parlare anche di altro. Ma da lontano un altro ragazzo, dall’aria più spavalda, fa con la mano il segno del no. E allora…«No non diciamo niente». Discorso chiuso. Ed è così per gran parte del paese. Anche se c’è poco da stupirsi. Qui di Michele Zagaria anche prima della cattura non si parlava mai. «Quel nome non veniva mai fatto – ci spiega una persona che ci accompagna in questo irreale tour – e al massimo si diceva “issu” o “chille”, cioè “lui” o “quello”. E tutti capivano benissimo». E un altro aggiunge: «Qui i genitori ti insegnano che se viene qualcuno a farti domande non devi rispondere. E su questo i figli obbediscono». Silenzio, proprio come oggi. Per tutti o quasi. Prima tappa in via Mascagni dove gli uomini della Mobile di Napoli e di Caserta hanno scovato il superlatitante. Non c’è nessuno. Solo le auto della Polizia e alcuni tecnici dell’Enel. «Questa mattina c’erano tanti giovani – ci dice il nostro accompagnatore – ma solo per curiosità. Poi più niente». In piazza la vita scorre come sempre…in silenzio. Proviamo a entrare in un bar. «In genere è frequentato anche da camorristi ma oggi non si sono visti», ci spiega un’altra persona. Stare lontano dai riflettori, sembra l’ordine impartito. Ma un ragazzo si lamenta di quanto accaduto. Per carità non vuole dare giudizi sulla cattura, piuttosto sul problemi che avrebbe portato al paese. «Oggi siamo rimasti bloccati, non si girava. Molto sono arrivati tardi a scuola o al lavoro». Ci raccontano che in fondo alla piazza principale la polizia aveva messo un posto di blocco facendo aprire il baule delle auto per controllare il contenuto. Questo è stato «il problema». Ce lo conferma il parroco don Luigi Menditto. «È vero, la prima reazione è stata negativa, proprio perché non si riusciva a passare neanche per venire in chiesa per la Novena di preparazione al Natale». Diversamente da altri don Luigi parla, con semplicità e chiarezza. «Zagaria e la sua famiglia non ci hanno mai dato fastidio, perché noi abbiamo sempre parlato con la voce della verità. Sanno qual è il nostro atteggiamento: mai compromessi». Come nel sostegno per il riutilizzo dei beni confiscati, in primo luogo un campetto di calcio che grazie all’impegno del locale circolo di Legambiente, della parrocchia e di Libera è stato ripulito e ora ospita una piccola scuola calcio. Un rarissimo esempio positivo a Casapesenna. E anche questo la dice lunga della situazione nel paese. E allora ci spostiamo proprio al circolo di Legambiente. E qua si parla, anche se per prudenze eviteremo di fare nomi. «Siamo sempre pochi, non riusciamo a fare rete, ci sentiamo sempre molto soli». Ma non si tirano indietro nel riflettere. «Molti oggi sono preoccupati. Sono quelli che hanno fatto affari con Zagaria, che si sono arricchiti grazie a lui. E che ora temono di perdere quanto accumulato».

Già, paese dalle molte contraddizioni. C’è tanta disoccupazione, soprattutto tra i giovani, eppure il 60% dei circa 6.500 abitanti risulta imprenditore. E ci sono circa 3.000 imprese (alcune sono riuscite a inserirsi nell’emergenza rifiuti e nella ricostruzione per il terremoto dell’Aquila…). Alcuni anni fa (forse l’unica volta prima dell’arresto di ieri) Casapesenna era diventato famoso perché aveva il record in Italia per l’evasione dal canone Rai. Eppure il giro si vendono Porsche, Ferrari e Jaguar. Per questo la cattura, nelle riflessioni delle persone da anni impegnate, pur se positiva non è sufficiente. «La preoccupazione delle brave persone, che sono tante – ci dice ancora don Luigi – è che di Casapesenna si parli solo per Zagaria. Ora, invece, servono segnali di continuità perché il suo arresto non basta. L’opera deve essere portata a termine con iniziative di legalità e educazione. Con perseveranza. Ma soprattutto bisogna promuovere lavoro, altrimenti per molti non ci sarà alternativa alla camorra». Parole amare ma la reazione “silenziosa” di gran parte degli abitanti le conferma. Anche se poi, alla fine, qualcuno si sfoga. E non sono certo commenti positivi. «E ora chi ci proteggerà? Qui non ci sono furti, nessuno ti ruba l’auto, la puoi lasciare aperta e con le chiavi. Neanche gli albanesi ci provano…». Purtroppo un classico ragionamento delle terre di mafia, dove le cosche assicurano la sicurezza…la loro sicurezza. Ma oggi qualcosa sicuramente è cambiato. Come nel bar solitamente frequentato da Nicola, il padre di Michele Zagaria (anche il “vecchio” è sotto processo per estorsione…). Oggi non si è visto. E neanche la “corte” che lo serve mentre sta comodamente seduto al tavolino. Ma questa sera i tavolini, solitamente affollati, sono vuoti. Di fronte l’unico bene confiscato a Zagaria che il comune ha utilizzato. Una palazzina affittata a una banca. Di certo un uso a fini sociali, come prescrive la legge… E anche questa è la fotografia di Casapesenna.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: