Un anno e mezzo fa aveva denunciato due rifugiati ospiti nel suo centro di accoglienza a Feroleto Antico, in provincia di Catanzaro, facendoli arrestare per violenza ed estorsione. Una notizia finita su tutti i giornali nazionali, con accuse e strumentalizzazioni. Ma non era vero e i due ragazzi nigeriani a settembre sono stati assolti. Notizia passata nel silenzio dei media. Ieri l’imprenditore di Lamezia Terme, Salvatore Lucchino, gestore da anni di centri per immigrati con la cooperativa Gianal è stato arrestato per corruzione assieme alla funzionaria della prefettura di Catanzaro, Nerina Renda, alla quale era legato sentimentalmente, che lo avrebbe favorito nei suoi affari, approfittando del suo ruolo proprio al settore immigrazione e rifugiati, in cambio di un immobile e di denaro per realizzare un B&B. Mentre i migranti, come scrive il gip Carlo Saverio Ferraro, vivevano «in condizioni igieniche precarie».
Una situazione più volte segnalata dal mondo del volontariato. «È una storia vecchia – commenta Marina Galati, della Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme, fondata da don Giacomo Panizza –. Quando i nostri rappresentanti nel coordinamento degli Sprar presso la prefettura ne parlavano male lei diceva di essere andata e che era tutto a posto». Ed è proprio quanto accertato dall’inchiesta condotta dal pm Paolo Petrolo, del gruppo reati contro la pubblica amministrazione coordinato dal procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri. Secondo l’accusa della procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, la Renda avrebbe «esercitato la propria funzione pubblica in modo strumentale al perseguimento di interessi privati, in particolare con lo scopo di consentire a Lucchino l’instaurazione di un rapporto convenzionale con la Prefettura». Aveva cominciato con l’emergenza Nordafrica arrivando ad ospitare quasi 200 persone. Poi col Cas invece aveva dovuto 'accontentarsi' di 80. In condizioni pessime come accertato nel marzo 2016 dagli attivisti della campagna 'Lasciate-CIEentrare' che avevano raccolto le testimonianze drammatiche dei migranti: «Viviamo come schiavi». Mentre Lucchino aveva assicurato che godevano di un’ottima accoglienza, e di fronte alla contestazione che mancavano le lenzuola e gli ospiti vestivano anche a marzo con infradito e abiti estivi, aveva risposto che era un’abitudine dei migranti dormire senza lenzuola, mentre quel modo di vestire era una loro volontà. I magistrati sottolineano che era proprio la funzionaria ad occuparsi dell’ispezione necessaria ad ottenere il via libera all’apertura del centro e dei successivi controlli. Quei verbali, secondo l’accusa, avrebbero contenuto solo riferimenti «volutamente generici e sostanzialmente positivi», omettendo «aspetti che risultavano assolutamente negativi». In effetti un successivo sopralluogo, effettuato da Vigili del fuoco e Asp, avrebbe fatto emergere una realtà del tutto differente: «Condizioni igieniche precarie, mancanza di dispositivi antincendio, di illuminazione di emergenza e l’esistenza di cucine da campo collegate a bombole di gas». Una situazione che ha portato la Prefettura a sospendere un nuovo appalto in cui la cooperativa aveva ottenuto il punteggio migliore.
Alcune intercettazioni telefoniche sono molto esplicite. È la stessa Renda a raccontare quanto promessole da Lucchino: «Lui è arrivato a dirmi ... 'non appena adesso mi arrivano i soldi ... vi pago tutte le spese per il B&B ... la villetta la faccio lo stesso e la intesto a te». In altre conversazioni emerge come la funzionaria mostrava non solo di agire in maniera occulta per nome e per conto della cooperativa del compagno, ma anche la sua volontà di mantenere il suo ruolo in Prefettura dove era «necessario spingere per determinate cose». «Questa vicenda conferma la nostra preoccupazione – commenta Federico Gelli, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza –. Per questo abbiamo appena istituito un gruppo di lavoro per il monitoraggio e la verifica sulle modalità di affidamento e di gestione dei centri di accoglienza, sulla base delle informazioni delle prefetture. Abbiamo cominciato con la Toscana e a settembre avremo il quadro completo, che verrà aggiornato in tempo reale. Poi passeremo a tutta l’Italia».