Bruno Leka ha vent'anni, milita nel movimento studentesco ed è arbitro professionista
L'accento non lascia dubbi: Bruno Leka, ventenne figlio di albanesi, è cresciuto in Toscana. Per la precisione a Quarrata, la città del mobile in provincia di Pistoia, nella quale è arrivato all’età di tre anni. Della prima infanzia in Albania, a Scutari, ha pochi ricordi, ma la provenienza culturale cristiana è rimasta: «Il nonno ricopriva il ruolo del papà, che era già in Italia». Il padre infatti era partito prima della sua nascita, nel 1997, quando il Paese delle Aquile fu travolto dalla crisi economica "delle piramidi". Nel 2000 anche Bruno e la madre arrivarono in Toscana, dove due anni dopo nacque la sorella Rossella, oggi quindicenne "straniera per legge" nella terra in cui è stata partorita. «Io – continua Bruno – qui ho fatto asilo, elementari, medie e ora ho appena terminato le superiori».
Alla maturità a giugno ha scelto il tema su disastri e ricostruzioni, mentre per l’anno prossimo è iscritto a Giurisprudenza all’università di Firenze. Nel frattempo Bruno è impegnato nei movimenti studenteschi come portavoce pistoiese della Federazione degli Studenti ed è stato eletto al Parlamento degli Studenti della Toscana (alle elezioni amministrative o politiche non potrebbe invece candidarsi). Un’altra sua passione è il calcio: è arbitro professionista Figc («Una carrieruccia», scherza in toscano). Con il movimento "Italiani senza cittadinanza" lotta per non essere più "straniero sulla carta": «Sono legato alle mie origini, ma parlo meglio l’italiano dell’albanese. A scuola ho studiato la storia italiana, conosco le usanze della Toscana, penso in italiano anche quando vado in vacanza in Albania».