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Bici che passione. Ma che fatica - anche - accedere al bonus promesso dal governo. Rimasto impelagato manco a dirlo, in tema di semplificazioni e di contrasto alla burocrazia - in una lite fra burocrati che ne sta ritardando oltre modo la partenza. Fattura o scontrino?, è il tema del micidiale contrasto. Che va risolto per forza di cose entro pochi giorni, dato che per legge deve partire entro il 19 luglio. Comincia a diventare imbarazzante il ritardo di questo incentivo, voluto per favorire la mobilità alternativa ai tempi del coronavirus: in vigore dal 19 maggio (con il 'dl Rilancio', ma con la precisazione che aveva validità retroattiva per gli acquisti effettuati dal 4 maggio in poi), all’atto del varo si disse che la piattaforma per usufruirne sarebbe partita entro un mese circa.
Così, però, ancora non è. Dopo l’iniziale ipotesi, portata avanti in particolare dal ministero dell’Ambiente di Sergio Costa (candidato a ospitare il relativo portale), di ricorso unico alla fattura per l’inoltro delle richieste, nelle ultime ore pare che si stia facendo strada l’ipotesi di utilizzo dello scontrino semplice. Una proposta avanzata invece dal dicastero dei Trasporti, che corrisponde a quella che all’interno del governo era la posizione iniziale a favore del cosiddetto scontrino “parlante”, cioè con l’indicazione del codice fiscale dell’utente, come avviene nelle farmacie. Secondo le ricostruzioni che girano negli uffici governativi, dall’ipotesi della sola fattura l’Ambiente aveva poi 'aperto' alla possibilità di presentare uno scontrino 'parlante'.
I Trasporti hanno bloccato però il decreto attuativo, chiedendo a loro volta che si possa richiedere il bonus bici anche con la versione semplice dello scontrino. Al momento i due ministeri interessati sono al lavoro per trovare un punto di contatto. L’applicazione dello scontrino semplice viene rifiutata dall’Ambiente, con la motivazione che aprirebbe la porta a possibili abusi e verrebbe meno la possibilità di verifica diretta dei requisiti per l’accesso agli incentivi. Conseguenza è che l’avvio della piattaforma web per inoltrare la richiesta è stato rinviato, in attesa che vengano sciolti gli ultimi nodi. E, quindi, i non pochi cittadini attratti dall’opportunità sono costretti per ora a sobbarcarsi il costo intero del nuovo mezzo acquistato (vale anche per monopattini, hoverboard, ecc.), in attesa del successivo rimborso.
Queste lungaggini sono rese ancora più paradossali dal fatto che, nel frattempo, il mondo politico si è affannato per trovare altre risorse. Proprio la scorsa settimana, grazie a una proposta della deputata Paola Deiana (M5s), la commissione Bilancio della Camera ha stanziato altri 20 milioni che portano, per ora, il totale delle risorse a 210 milioni. All’inizio erano stati previsti solo 120 milioni, ma si è capito subito che - con quella cifra - sarebbe stato possibile dare solo 250 euro a testa (contro i 'fino a 500 euro' promessi), a fronte di acquisti lievitati in poche settimane a 480mila 'pezzi' e ora saliti oltre quota 600mila. Il ministro Costa ha poi reperito altri 70 milioni. Ora manca solo l’ultimo tassello.