Il presidente del Brasile Bolsonaro - Reuters (25 ottobre 2021)
«Una cosa è certa: Jair Bolsonaro non merita una cittadinanza onoraria. È l’espressione politica di quell’economia di rapina che saccheggia l’Amazzonia. Di quei cacciatori di risorse a cui si opponeva mio fratello Ezechiele». L’amarezza traspare dalla voce di Fabiano Ramin. Eppure, come al solito, resta sobrio e misurato. «Sono dispiaciuto, molto», si limita a dire. Lunedì, Fabiano si è recato da Padova ad Anguillara Veneta per assistere al consiglio comunale straordinario in cui è stata assegnato il riconoscimento al presidente brasiliano. «Ho trovato posto solo perché sono arrivato con grande anticipo», racconta. Non poteva mancare. Per Lele. Così familiari e amici chiamavano il giovane comboniano assassinato nella fazenda Coutuva, nello Stato di Rondônia il 24 luglio 1985. Era arrivato là per impedire agli sgherri dei latifondisti di massacrare i contadini che avevano occupato la piantagione per chiedere la riforma agraria. Un «testimone della carità», come lo definì san Giovanni Paolo II, di cui è in corso la causa di beatificazione, scelto tra i patroni del Sinodo dell’Amazzonia del 2019.
Per la sua dedizione ai senza terra e senza diritti, padre Ramin continua a ispirare tantissimi giovani in in patria e in Brasile. Nei primi due anni di governo Bolsonaro, i conflitti agrari sono aumentati di intensità, come pure la deforestazione in Amazzonia e le violenze nei confronti degli indigeni, ha denunciato proprio ieri il Consiglio indigenista missionario (Cimi), organismo della Conferenza episcopale brasiliana. Il leader, inoltre, è al centro della bufera per la controversa gestione della pandemia che ha ucciso oltre 600mila persone nel Gigante del Sud.
Due giorni fa, la Commissione del Senato lo ha denunciato alla Corte Suprema per crimini contro l’umanità per l’amministrazione «da serial killer» del Covid. Per queste ragioni, la coordinazione dei missionari italiani in Brasile di Padova si è definita «amareggiata e sconcertata» dalla scelta del municipio.
La diocesi di Padova, da parte sua, ha manifestato «imbarazzo». «Non si nasconde che il conferimento della cittadinanza onoraria ci ha creato forte imbarazzo, stretti tra il rispetto per la principale carica del caro paese brasiliano e le tante e forti voci di sofferenza che sempre più ci raggiungono, e che non possiamo trascurare», si legge in una nota.
La polemica ora rischia di acuirsi ulteriormente la prossima settimana in cui si prevede una possibile visita ad Anguillara e dintorni del presidente, in Italia per il G20. Indiscrezioni parlano di un trasferimento in aereo a Venezia e da lì una serie di tappe, oltre ad Anguillara, a Padova e Pistoia, per un omaggio al cimitero in cui sono sepolti 550 soldati brasiliani morti nella Seconda guerra mondiale. La sindaca della cittadina padovana di 4mila abitanti, Alessandra Buoso, ha risposto alle critiche sostenendo che «l’onorificenza non è a un uomo e alle sue politiche ma a un Paese, il Brasile, che ha saputo accogliere chi nel passato è emigrato».
«Se effettivamente Bolsonaro andrà ad Anguillara il primo novembre, come sembra, sarò con tanti altri italiani e brasiliani a protestare, anche se è festa. Sono certo che Lele approverebbe. Sarebbe stato tra i primi a denunciare le politiche dell’attuale presidente volte a sottrarre diritti agli indigeni e alle minoranza. A fomentare la polarizzazione, ad ampliare le fratture sociali e l’esclusione», sottolinea Fabiano Ramin. Che aggiunge: «Più che un insulto alla memoria di mio fratello, questa cittadinanza è una ferita sulle carni del popolo brasiliano, soprattutto dei deboli, degli emarginati, degli esclusi, che lui tanto amava. Per questo non posso fare finta di niente».