Bologna come laboratorio di un esperimento inedito per un patto tra cittadinanza e istituzioni. Obiettivo: la cura dei beni comuni. Tanti sono i cittadini pronti a rimboccarsi le maniche per la tutela di pezzi di territorio. Finora era impossibile. Chi, da volontario, riempiva una buca nell’asfalto o ridipingeva le strisce pedonali, rischiava denunce per manomissione di beni pubblici. Senza contare gli errori dello spontaneismo o le ritorsioni legali contro l’amministrazione in caso di incidenti. Ora, grazie alla collaborazione tra Comune di Bologna, Laboratorio per la sussidiarietà (Labsus), Centro Antartide e Fondazione del Monte, sta per decollare un progetto pilota che si spera venga copiato da altri comuni. «Niente supplenze – puntualizza Gregorio Arena, presidente di Labsus – ma cogestione dei beni comuni in spirito di sussidiarietà».Si parte domenica 20 ottobre: cittadini del quartiere Santo Stefano – con pulitrici prestate da un’associazione e detergenti offerti da uno sponsor – ripuliranno muri imbrattati da graffiti, arredi stradali, pavimentazione dei portici di Santo Stefano. Replica tutte le domeniche.Un inizio significativo. Il 4 ottobre il cardinale di Bologna, Carlo Caffarra, nell’omelia per San Petronio, additava «i muri sporchi della città» come «segno della decadenza» di un «modello ideologico» oggi «gradualmente imploso». «I muri sporchi di Bologna sono sempre stati il mio dolore», commentava il guardasigilli Anna Maria Cancellieri, per un anno in città da commissario prefettizio.Poi toccherà al Parco della Zucca, quartiere Navile, per il verde; e piazza Spadolini coi giardini Bentivogli e Vittime di Marcinelle, quartiere San Donato, per la gestione civica di un ex ufficio dell’anagrafe. Dietro al progetto c’è un anno di lavoro tra promotori e comune di Bologna, che ha formato il personale degli assessorati competenti sulla «cultura dei beni comuni»: materiali (acqua, aria, paesaggio, verde, biblioteche, musei...) e immateriali (legalità, salute, conoscenza, memoria collettiva...). Uno staff di giuristi poi ha sistematizzato i possibili interventi dei cittadini organizzati, adeguando le norme comunali alla inedita collaborazione. Tutto
on line a febbraio.«Le attività – spiega il sindaco Virginio Merola – sono ideate in modo da rendere Bologna una realtà esemplare, che possa rappresentare, dal punto di vista normativo ed operativo, un progetto pilota da esportare». I lavoro sugli edifici storici ad esempio, è stato concordato con la Soprintendenza per scongiurare errori o danni. Tutto nello spirito dell’articolo 118 della Costituzione».