«È vero, Donatella non ha più visto i suoi genitori da quando aveva 9 mesi ma qui in ospedale, dove l’hanno abbandonata, ne ha guadagnati 60». Suor Noemi Sassanelli è impegnata da 32 anni nella struttura complessa di anestesia e rianimazione dell’istituto di ricovero e cura “Casa sollievo della sofferenza” di San Giovanni Rotondo (Foggia). «Ma ne rivendico ben 49 al servizio di questo ospedale», aggiunge con un sorriso, mentre guarda la bimba che dal 2008 impegna buona parte del suo lavoro quotidiano. Dopo i primi problemi di salute apparsi subito severi, Donatella è stata portata nel reparto di pediatria del nosocomio fondato da san Pio da Pietrelcina per un ricovero. Ma subito dopo le procedure di accettazione, i genitori, papà italiano, mamma straniera, con situazioni difficili alle spalle, hanno deciso di lasciarla alle cure dei sanitari e di non tornare più. E così per la piccola, sola, sofferente in un letto di ospedale, e subito trasferita d’urgenza in rianimazione, si è aperto un nuovo capitolo di una vita difficile. I medici, a conclusione di indagini approfondite, le hanno diagnosticato una patologia particolarmente scoraggiante: la sindrome di Bruck; così viene definita la rarissima malattia che comporta una progressiva deformazione degli arti e un’aspettativa di vita molto breve. Donatella vive a letto attaccata a un respiratore e alimentata artificialmente. Per lei, anche dal punto di vista amministrativo, l’ospedale pugliese è diventato una famiglia, visto che il Tribunale per i minorenni di Bari, chiamato ad esprimersi sulla vicenda, ha deciso di affidarla al primario del reparto dove vive, Giuseppe Melchionda. E Casa sollievo della sofferenza, nella persona dello stesso primario, ha avviato le procedure per l’adozione. «Da cinque anni – spiega suor Noemi, dell’ordine delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, e caposala del reparto guidato da Melchionda – Donatella è la perla della nostra struttura. Per noi religiose, per i medici, gli infermieri, gli ausiliari, è ormai una figlia alla quale ci sforziamo di non far mancare nulla. Né in termini di assistenza sanitaria né in termini di affetto». La diagnosi infausta non spaventa affatto questa dinamica religiosa innamorata della bimba. «Da quando è nel nostro reparto – dice suor Noemi stringendo la manina di Donatella – non ha mai avuto urgenze particolarmente allarmanti. E, mi creda, non c’è nessuno, più di questa anima innocente, che non incontri, oltre che quelle degli Angeli Custodi, le carezze costanti della Madonna, di san Giuseppe e, in modo tutto particolare, del fondatore di questa Casa. Sono loro che la custodiscono». La bambina è vigile, interagisce con le molte persone che si occupano di lei. «Sa che a volte – dichiara divertita la religiosa – si fa a gara per accudirla e per starle accanto? Perché questa piccola sa ricambiare in modo infinitamente superiore ogni piccola azione che facciamo per lei. In che modo? Basta uno sguardo! È vero, è attaccata alle macchine, viene alimentata, ma certamente distingue e comprende ciò che si fa per lei». Raramente, adagiata su una lettiga appositamente studiata, Donatella esce dalla sua stanza per percorrere il corridoio e distrarsi. «In quanto a distrazioni – riprende la religiosa – la aiutano anche i cartoni animati che guarda in tv. Le abbiamo anche donato tantissimi Dvd con filmati divertenti. E comunque ci sono gli zii...». Gli zii? «Ma sì, medici, infermieri, ausiliari... Non le ho detto che questa bimba ha una famiglia allargata?». Non smette mai di sorridere suor Noemi parlando di Donatella. «In tutta sincerità – ora si fa seria –, con gioia affrontiamo le difficoltà che comporta l’impegno in corsia. Ho conosciuto Padre Pio. Mi sono confessata da lui. E ho impresso le sue parole nel mio cuore: “Se non portate una parola buona, un sorriso ai pazienti, le medicine serviranno a poco”».