Dal punto di vista di un viaggiatore, che per vocazione è sempre incline a valorizzare le differenze tra popoli e culture, piuttosto che temerle, esistono ben poche cose al mondo che appiano più assurde delle barriere fisiche costruite per separare popoli e nazioni. Un viaggiatore vive sempre con una malcelata illusione di poter un giorno vivere in un mondo libero, privo di barriere, dove lo spostamento delle persone in tutto il mondo sia facile e spontaneo come all’interno della cosiddetta “area Schengen” che ha abolito i confini all’interno dell’Unione Europea. Eppure, è sotto gli occhi di tutti come questa utopia sia oggi quanto mai più impossibile dal vedersi realizzata. Senza dimenticare le innumerevoli barriere invisibili del periodo pandemico discese a separare ciò che si dava per scontato essere unito, viene da pensare al costante progetto americano di costruire un muro fisico di separazione dal Messico, o ancora il recente progetto finlandese di costruire un’immensa recinzione lungo il confine con la Russia, confine peraltro chiuso oggi a tempo indeterminato. Progetti che non sono in alcun modo frutto della creatività dell’attuale classe politica, ma che hanno illustri predecessori nella storia recentissima, basti pensare alla barriera di separazione israeliana costruita nella periferie di Gerusalemme nei primi anni 2000, al muro costruito dal Marocco in pieno deserto nel contesto della disputa per il controllo del Sahara Occidentale, e per restare in Europa come dimenticare la tragedia del celeberrimo muro di Berlino, e del meno celebre e troppo spesso dimenticato muro di Belfast, le cosiddette “peace Lines” che ancora oggi spaccano in due l’anima dell’Ulster, e che tutto testimonia fuorchè la pace che ne costituisce il nome.
Tutte queste opere monumentali, però, hanno a ben pensarci un unico comune antenato, la Grande muraglia cinese, verosimilmente il più ambizioso ed eclatante progetto architettonico del mondo antico. Costruita in territorio impervio seguendo il crinale di montagne ricoperte di fitte foreste, questa immensa fortificazione nacque con lo scopo di proteggere l’impero cinese dalle tribù mongole posizionate a Nord, e richiese una quantità di lavoro e risorse difficile da immaginare persino nel mondo moderno. Si tratta di un’opera talmente colossale che persino oggi non è possibile determinare un periodo esatto di costruzione, che ha richiesto diversi secoli e ha subito varie fasi lungo diverse dinastie, ma nemmeno la sua lunghezza esatta. Le ultime stime, eseguite negli anni scorsi con l’ausilio delle moderne tecnologie, indicano che la lunghezza complessiva dell’opera sia di oltre 8800 km, persino più della distanza che separa in linea d’aria Roma e Pechino.
Numerose sono le leggende che ruotano intorno a quest’opera mastodontica: ad esempio, si è diffusa da diversi secoli, ben prima dell’esplorazione spaziale, la diceria secondo cui la Grande muraglia sarebbe l’unico monumento costruito dall’uomo visibile dallo spazio. Cosa, naturalmente, impossibile, poiché al netto della sua lunghezza non è possibile distinguere a una distanza simile un oggetto così sottile, poche decine di metri. Un’altra leggenda vuole che gli operai che morirono nel corso della costruzione (stimati in decine di migliaia) venivano incorporati nella muraglia, a formarne parte della struttura portante. Oggi la Grande muraglia ha abbandonato la sua funzione militare e politica, ed è relegata nella soffitta dei patrimoni storici e culturali dell’Unesco, oltre ad essere annoverata nelle cosiddette “sette meraviglie del mondo moderno”, decretate per acclamazione popolare in un sondaggio del 2007.
Una domanda sorge spontanea: se consideriamo la muraglia come un grande monumento imperdibile per chiunque visiti la Cina… dov’è l’ingresso di questo monumento? Da dove si comincia a vedere una cosa lunga 8800 km? Ovviamente la domanda è retorica e non c’è una risposta: gran parte della muraglia cinese è oggi diroccata, e più che le invasioni dei mongoli ha subito la controffensiva di madre natura che per gran parte del percorso della muraglia si è ripresa il suo spazio, divorando i mattoni e lacerando le torri di guardia con la forza della vegetazione cresciuta nei secoli. Alcuni tratti sono invece sopravvissuti, altri ancora sono stati scientemente restaurati e allestiti a scopo turistico, la maggior parte dei quali nei dintorni di Pechino. In ordine di distanza dalla capitale è possibile vedere la muraglia messa a nuovo a Badaling (in assoluto il tratto più frequentato dai turisti), poi Mutyanyu e Jin-Shan ling. Quest’ultimo, in particolare, è il tratto forse più affascinante per via dell’andamento sinuoso della muraglia e dei suoi saliscendi spettacolari lungo il crinale delle colline su cui è costruita. Ci sono naturalmente moltissimi altri punti di osservazione lungo tutto il confine settentrionale della Cina, dal mare fino al deserto, ma il punto più affascinante in cui mi sia imbattuto nel corso dei miei viaggi è verosimilmente una zona nota col nome di Jiankou. Tre ore di strada da Pechino, in piena Cina rurale, si sale in mezzo a boschi umidi avvolti nella nebbia fino a imbattersi nella muraglia, diroccata a metà, abbandonata a sé stessa e ancora nel pieno della sua lotta contro le forze della natura. Ci si arrampica sui mattoni, si fa lo slalom tra gli arbusti che crescono nelle crepe, e tratti di muraglia crollati per raggiungere una vista indimenticabile che pare arrivare direttamente dal mondo degli spiriti o da qualche racconto di fantasmi.
La Grande muraglia cinese, oggi, mostra in maniera lampante due caratteristiche: la prima è la sua oggettiva bellezza, in gran parte dovuta al contesto in cui è inserita. E la seconda è la sua clamorosa inutilità, specie se paragonata allo sforzo immane necessario per costruirla, che non fu in alcun modo in grado di fermare i mongoli di Gengis Khan dal conquistare l’intera Cina. Chiunque abbia uno sguardo un po’ più ampio di una decade sulla storia e su grande calderone delle vicende umane, non fa alcuna fatica a immaginare che tutti i muri eretti oggi e in passato avranno la stessa sorte, e saranno guardati con la stessa amara ironia dai posteri. Con un’importante differenza: la Grande Muraglia, almeno, aveva una sua bellezza intrinseca. Pare ben difficile dire lo stesso delle migliaia di chilometri di muri in lamiera e calcestruzzo oggi in costruzione, e che presto o tardi, una volta caduta la nube di retorica che ne rende possibile l’esistenza, si riveleranno per ciò che sono realmente: un enorme spreco di risorse, tempo e possibilità per il mondo di essere un posto migliore.