Non li dividono solo gli undici punti percentuali del primo turno: 41,84 a Fassino e 30,92 ad Appendino. Il sindaco del Pd e la sfidante del M5S Chiara Appendino hanno in comune davvero poco. Lui è sostenuto dai lavoratori dell’industria e del settore pubblico, lei dai commercianti e dai centri sociali; lui ha un approccio keynesiano, prospetta nuovi investimenti e posti di lavoro, lei insiste sullo sviluppo sostenibile e sulla partecipazione dal basso; lui deve far dimenticare di essere sulla breccia da decenni e lei di non avere esperienza amministrativa. Entrambi sanno che non sarà possibile travasare il consenso degli altri partiti con accordi sotto banco, malgrado gli endorsement e gli appoggi di questi giorni. Insomma, è una sfida a viso aperto, senza fair play: Appendino ha trascinato il sindaco in una spinosa polemica sulla povertà, per contrapporlo alla Caritas; il ministro Boschi ha adombrato il pericolo che, se vincerà la pentastellata, Torino perderà i finanziamenti per il nuovo polo ospedaliero.
Fassino: in 5 anni Torino è già cambiata. Di là dicono solo no