«La Federazione Italiana Giuoco Calcio ha personalità giuridica di diritto privato e, come tale, si muove in autonomia». Di fronte allo sconcerto e alla preoccupazione di tanta parte dell’opinione pubblica, per l’accordo di sponsorizzazione concluso tra la stessa Figc e il colosso dell’azzardo Intralot, il Governo si rifugia tra le pieghe dei codici, non prendendo una chiara posizione sulla questione. Intervenendo, ieri alla Camera, per rispondere all’interpellanza urgente del Movimento 5 Stelle, il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi ha invece detto a sorpresa che «la sponsorizzazione è limitata alla Nazionale maggiore e all’Under 21 e non prevede l’utilizzazione di immagini di calciatori né l’apposizione del marchio sulle maglie né su altro materiale tecnico». Una novità rispetto a quanto dichiarato dai dirigenti Figc al momento della presentazione dell’accordo. Ma che non cambia la sostanza. Perché, ammesso e non concesso che sia davvero così, la sponsorizzazione resterebbe visibile a tanti, troppi minorenni che guardano alle Nazionali maggiori. Tornando a Rossi, dopo aver distinto tra «gioco legale e gioco illegale» (come se il primo, per il solo fatto di essere autorizzato dallo Stato, non provocasse gli enormi danni sociali più volte messi in evidenza da
Avvenire), il sottosegretario ha ribadito che «il Governo continuerà a mantenere la massima attenzione sulla questione», adottando «gli strumenti più idonei a contrastare le conseguenze del gioco d’azzardo e la ludopatia». La risposta non ha convinto, però, i deputati pentastellati («La Nazionale di calcio sta pubblicizzando il gioco d’azzardo e lo Stato si gira dall’altra parte», ha replicato Simone Valente), che hanno esposto in aula una maglietta con la scritta “Dai un calcio all’azzardo”, prima di venire espulsi. L’«associazione inopportuna » tra la Nazionale e Intralot è denunciata anche dai senatori Pd, Franco Mirabelli, capogruppo in Commissione Antimafia e primo firmatario del ddl sul riordino dei giochi e Stefano Vaccari, coordinatore del Comitato sulle infiltrazioni nel gioco legale e illegale. «Chiediamo alla Figc e al Coni – si legge in una nota – di rescindere il contratto di sponsorizzazione, per evitare di promuovere messaggi ambigui e fuorvianti. Le Nazionali non possono essere associate al gioco d’azzardo». Intanto, il sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Pierpaolo Baretta, conferma che la prossima settimana si arriverà a un accordo in Conferenza Unificata per «ridurre le slot del 30% entro il 2017 a cominciare da bar e tabacchi». All’ordine del giorno ci sarà anche il limite di giocate sulle Vtl («Cinquecento euro mi sembra eccessivo, se dimezzassimo sarebbe un passo avanti anche contro i rischi del riciclaggio») e delle distanze dei punti gioco da edifici sensibili, come scuole e ospedali («Essendoci un dimezzamento dei punti anche la questione delle distanze si riproporziona»). Non un cenno al dramma di tante famiglie, come sottolineato da Paola Binetti di Area Popolare: «L’ottica è sempre e solo quella di garantire gettito fiscale, tutelando concessionari e gestori, produttori di macchinette e indotto della pubblicità. Mai dalla parte delle famiglie o delle persone affette da grave dipendenza dal gioco d’azzardo».