mercoledì 8 dicembre 2021
Da “Gioco sicuro” a “Gioco legale”: il dispositivo dei Monopoli che serve a cercare una sala giochi ora punta sui siti autorizzati dal governo. «Ma in realtà è un rinforzo a giocare»
L'app cambia (solo) nome. «Ecco perché va subito cancellata»
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Cambia la denominazione ma non la sostanza. Si passa da “Gioco sicuro” a “Gioco legale” per definire la piattaforma resa disponibile dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli (Adm) allo scopo di “orientare” gli utilizzatori materiali di slot machine, videolottery, scommesse ippiche e sportive, bingo e “giochi numerici a totalizzatore e quota fissa”: 230mila punti vendita fruibili in tutta Italia. Parziali, insufficienti modifiche. Rimangono infatti le ambiguità e i rischi sociali e sanitari legati all’applicazione, di fatto scaricabile da chiunque (anche se non è consentita ai minori) su smartphone o tablet.

La decisione di ribattezzare l’applicativo informatico presa nei giorni scorsi dall’Adm per rispondere a critiche ed eccezioni arrivate, dopo un’aspra battaglia, dall’Osservatorio sull’azzardo, viene spiegata così: da «trova il tuo punto di gioco» a «verifica la rete legale» (col simbolo “G” di Giustizia), ovvero quella autorizzata dal governo, ritenuta quindi, in quanto tale, presupposto del gioco «responsabile ».

Ma le cose stanno diversamente. Le correzioni apportate non convincono infatti diversi componenti dell’“Osservatorio sul gioco d’azzardo e per il contrasto alla dipendenza grave” (organismo consultivo del ministero della Salute) che nella seduta del 2 dicembre scorso hanno presentato un documento, approvato a grande maggioranza (due contrari e due astenuti sui 19 votanti), nel quale si chiede il ritiro dell’applicazione e un’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta del Senato sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico «affinché possa essere illustrato il punto di vista che con scienza e coscienza l’organismo consultivo del ministero della salute illustrerà con la necessaria profondità e rigore di metodo».

«Si tratta di un’app che ti segue per tutta la giornata, passo dopo passo, minuto per minuto, e c’è un algoritmo che amministra la tua attenzione, e la pulsione a giocare – spiega Maurizio Fiasco, sociologo, rappresentante di Alea (Associazione italiana per lo studio del gioco d’azzardo e del comportamento a rischio) nell’Osservatorio – diventando un veicolo di condizionamento operante. Per questo – prosegue – è un dispositivo inaccettabile ». Anche perché l’app non segnala solo l’esistenza, nella zona in cui l’utente si trova, di una sala giochi, per esempio, ma verifica anche l’esito della scommessa fatta. «Un rinforzo e non una dissuasione, un’abitudine indotta davanti a un premio – conclude Fiasco – quindi una app di compiacimento con risvolti patologici, che offre informazioni avvelenate ed è frutto di uno studio di marketing, una iniziativa di promozione del gioco».

E, per di più, finanziata con i quasi 24 milioni dei Fondi europei (“Piano operativo nazionale sicurezza”). A fronte, tra l’altro, di 110 miliardi e mezzo di euro spesi dagli italiani per il “gioco” con le macchinette o i “gratta e vinci” e del fatto che oltre 5 milioni, in Italia, sono le famiglie che vivono la condizione di debitore insolvente, che è in diretta correlazione come affermano gli esperti – alla propensione per lotterie e scommesse (e quindi al gioco d’azzardo).

«Nella riunione dell’Osservatorio c’è stato un dibattito acceso e per due volte i Monopoli hanno fatto ostruzionismo » precisa Fiasco. A favore di una cancellazione della app, all’interno dell’Osservatorio, si è espressa anche la rappresentante di Anci (associazione dei Comuni d’Italia), Simona Neri, sindaca di Laterina Pergine Valdarno, in provincia di Arezzo (e delegata della Toscana), che ha votato il documento finale sostenendo a spada tratta le ragioni del ritiro del dispositivo digitale. Una posizione che avrebbe fatto scoppiare una discussione in seno all’Anci per la contrarietà manifestata dal coordinatore del settore, Domenico Faggiani, il quale ha replicato: «Critiche ingiuste, la app è uno strumento valido contro l’illegalità e supporto al cittadino, servirebbe anzi una funzione per visualizzare servizi che trattano le dipendenze». Come il gatto che si morde la coda.

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