L’Anci chiede di essere coinvolta dal governo nell’elaborazione dei provvedimenti contro l’azzardo, perché «anche se il gioco in sè non è il male, in alcune fasce della popolazione può portare squilibri e sofferenza, rovina economica e veri e propri drammi personali e familiari». A parlare così è il sindaco di Bari ma soprattutto il sindaco dei sindaci, visto che da qualche giorno Antonio Decaro è anche il presidente dell’Associazione dei Comuni italiani.
Partiamo proprio da Bari: qual è la situazione reale in città? È una situazione preoccupante, perché proprio nei quartieri più difficili vedo chiudere i negozi e aprire nuove sale gioco e la mia sensazione, che è poi anche quella delle associazioni che operano in questo settore e quella di alcuni magistrati, è che alcune di queste attività possano essere finalizzate al riciclaggio di denaro sporco.
Cosa fate per fronteggiare questo pericolo?Esiste un profilo del problema che interessa le forze dell’ordine e la magistratura ed esiste invece un profilo sociale e culturale, educativo, che mobilita le altre istituzioni, a partire dal Comune. In città abbiamo aperto uno sportello centrale, che svolge un’attività di consulenza psicologica per tutti i tipi di dipendenze non da sostanze e altri 8 punti d’ascolto nei quartieri, siamo entrati nella rete 'Mettiamoci in gioco' e collaboriamo intensamente con le associazioni e la Caritas. Si è appena concluso un bando pubblico per un’attività di rete e, poiché il fenomeno interessa particolarmente gli adolescenti - oltre a donne e anziani, naturalmente -, abbiamo lanciato un gruppo di mutuo aiuto che affronta i problemi della dipendenza dai videogiochi e dall’azzardo tra i giovani, con un taglio anche preventivo. L’assessore al welfare Francesca Bottalico, che segue da vicino questa problematica, sta verificando anche la possibilità di reperire nuovi finan- ziamenti attraverso il Pon per attività contro la ludopatia; si sta lavorando a livello comunale anche sul fronte delle unità di strada per sensibilizzare la popolazione e i commercianti in particolare. Infine, è in gestazione un tavolo istituzionale per monitorare le nuove aperture di sale gioco e il rispetto dei limiti di legge, sia in termini di orari che di distanze da luoghi sensibili, come le scuole.
Avete imposto dei vincoli a livello comunale? Per ora applichiamo la normativa nazionale e abbiamo istruito delle ordinanze, che però al momento sono in stand by perché c’è un problema di ricorsi al Tar. La nostra linea per la lotta alle ludopatie, comunque, è chiara.
Lei ritiene che l’Anci possa promuovere un coordinamento tra le ottomila amministrazioni comunali, allo scopo di affrontare in modo più omogeneo il problema? E’ uno dei temi in cima alla mia agenda. In passato, forse, i Comuni italiani hanno sottovalutato la questione e si è confusa l’intensità del problema sociale con il fatto che queste attività producevano e producono risorse, le quali in parte finiscono anche nelle casse comunali. Recentemente, anche grazie all’attività delle associazioni la sensibilità è cresciuta e si comprendono meglio la portata del problema e le sue conseguenze. Per questa ragione chiedo al governo di convocare sempre l’Anci quando si discutono misure sul gioco d’azzardo: vogliamo essere ascoltati, dal momento che ci facciamo carico - quotidianamente - delle conseguenze di quelle decisioni.